Le “corse di sant’Alessandro” e la benedizione dei campi

Le “corse di sant’Alessandro” e la benedizione dei campi

- in Barrafranca

Un rituale festivo presente in alcune feste siciliane è quello che gli antropologi e studiosi del folklore chiamano “le corse dei Santi”. Di grande effetto scenografico, questo rituale affonda le sue origini nel mondo agrario, per il quale il mese di Maggio era un mese molto importante. L’antropologo palermitano Giuseppe Pitrè scrive che “secondo la credenza, per la festa del Signore, le spighe sono belle e compiute (cunchiuti)”. La festa del Signore di cui parla il Pitrè è la festa della Santa Croce che anticamente si festeggiava il 3 di maggio. Come dicono i contadini, in questo mese si farà “l’annata”, ossia si vedranno i frutti del lavoro di un anno, delle attese di un buon raccolto. “Si ‘ntra maia un t’attalentu, vinni li voi e accatta lu frumentu” (Se entro maggio non vieni appagato delle fatiche, vendi i buoi e compra il frumento) sentenziava un vecchio detto siciliano. Il grano sta per giungere a maturazione e ha bisogno dell’intervento di un’Entità Superiore perchè protegga la raccolta dai fulmini, dagli incendi e da qualunque accidente. Da qui il proliferare di feste dedicate al SS. Crocifisso, celebrate diffusamente il tre o la prima domenica di maggio.

Sant’Alessandro-Momento di sosta tra una corsa e l’altra 

A Barrafranca (EN) questo particolare rituale, conosciuto come “i cursi di Santruscianniru”, si svolge durante i festeggiamenti del 3 maggio che il paese dedica al Santo patrono, Sant’Alessandro. Nella devozione popolare barrese è sant’Alessandro ad assumere il ruolo di protettore dei campi, di quelle messi che forniranno il sostentamento alle famiglie. Difatti durante la processione serale del 3 maggio il simulacro del Patrono, oltre a percorrere la tradizionale “Via dei Santi”, è portato in località Sotto Serra e Puntaterra per benedire le campagne sottostanti. Anticamente questi luoghi corrispondevano ai confini del paese; mentre ancora oggi le campagne del Sottoserra sono coltivate a cereali, la località Puntaterra ormai è un agglomerato di case che si estende fino alla discesa Catena. La tradizione è mantenuta così com’è stata tramandata. Appena arrivati sul posto i portatori, correndo, spostano la portantina che trasporta il simulacro del Santo per un breve tratto. Questo avviene per ben tre volte. Ecco fatto: con questi gesti il Santo ha benedetto le campagne, il rituale è compiuto, la continuità del ciclo è mantenuta. In questo modo il fedele continua, con la ciclicità del rito che si ripete ogni anno, a mantenere uno stretto legame con la divinità, rinnovando la sua richiesta d’intervento sul corso della Natura.

Primo piano del simulacro di Sant’Alessandro 

A livello antropologico, le corse diventato atti straordinari in cui la figura del Santo ha la facoltà di compiere il suo intervento sulla Natura, celebrando così la rinascita della stessa. Il popolo dei fedeli attribuisce a questi gesti un potere magico – religioso: il gesto simbolico di benedire il raccolto diventa “magico” nella misura in cui protegge dalle calamità naturali e “religioso” perché a compierlo, nel suo atto simbolico, è un ente divino. Simbolicamente il ruolo che il Santo assume di protettore dei campi è dato dalla presenza di mazzi di spighe poste nei fercoli. Nel caso specifico di Sant’Alessandro, rappresentato seduto sulla sedia papale, sono la presenza ai lati dello schienale di mazzi di “spighe intrecciate”, posizionali lì a sancire e ricordare il potere catartico di tutto il rituale.

Spighe di grano intrecciate 

Simbolo di abbondanza e prosperità, nella cultura contadina le spighe di grano intrecciate e poi raggruppate a formare un bouquet erano regalate come amuleto portafortuna, per essere appeso nelle abitazioni dei contadini, oppure posto a decoro delle processioni, sui carri trainati da buoi e a imbellire le statue sacre. L’intreccio di spighe di grano è legato i culti della fertilità della terra in onore delle divinità delle messi. Addobbare il fercolo di un Santo con spighe intrecciate è buon augurio per avere dei raccolti abbondanti.

Riprendendo le testimonianze del Pitrè, questi giorni di festa sono caratterizzati, non solo dalla processione del SS. Crocifisso o dei Santi, anche dall’addobbo del simulacro o fercolo con alimenti ed elementi vegetali, tra cui spighe di grano e fave; e ancora da processioni di torce, di cavalcate, di benedizioni dei campi. La festa si svolge nel periodo in cui i campi di grano sono maturi e la necessità di preservarli diventa l’obbietto principale dei contadini. Anche la festa del patrono di Barrafranca entra a diritto in quell’insieme di rituali festivi che testimoniano la permanenza di cerimoniali agrari atti a propiziare e continuare il ciclo della Natura.

FONTI: Giuseppe Pitrè, Spettacoli e feste popolari siciliane, 1881; Ignazio E. Buttitta, I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa, Maltemi Editore, 2006; Fonti orali.

RITA BEVILACQUA

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