Barrafranca. Il piacere dell’onestà, il concorso Antonio Montinari vinto dalla studentessa Anna Marchì

Barrafranca. Il piacere dell’onestà, il concorso Antonio Montinari vinto dalla studentessa Anna Marchì

- in Barrafranca

Barrafranca. Si è svolto nell’ambito della giornata della legalità presso il liceo scientifico Falcone, il concorso letterario “Il piacere dell’onestà” indetto dalla UIL Sicurezza, il sindacato di Polizia, rappresentato dal segretario nazionale Antonio Lanzilli e dal segretario Provinciale Biagio Bevilacqua che ha ricordato come l’impegno era stato preso nell’ultimo incontro del 5 novembre e che sarà un appuntamento fisso anche per gli anni a venire. Parliamo ai giovani – dice il segretario Bevilacqua -, agli studenti in questo caso, perché questo impegno non rappresenti una istantanea ma una occasione di seria riflessione nel tempo.

Il coordinatore del concorso Mntinaro,  il Dott.. Calogero Pistone ha illustrato il procedimento di scelta dell’elaborato ed ha ringraziato la commissione per il lavoro svolto. A questo link è disponibile il regolamento del concorso

 

Abbiamo deciso di pubblicare interamente il testo dell’elaborato che ha vinto il concorso scritto dalla studentessa Anna Marchì

 Il piacere dell‟onestà

Il sostantivo “onestà” è strettamente legato al concetto di sincerità così come all‟idea di persona scrupolosa. Onesto, infatti, è colui che agisce con lealtà e sincerità in base a principi morali ritenuti universalmente validi. È colui che si astiene da azioni riprovevoli nei confronti del prossimo e che si accontenta di un giusto guadagno.
Il problema è che che non è semplice agire costantemente in maniera onesta, perché i sotterfugi al limite della legalità sono sempre dietro l‟angolo. Ritenere con fermezza di essere sempre perfettamente onesti, addirittura più onesti del prossimo, vuol dire cadere nell‟ipocrisia. Quest‟ultima, assieme all‟onestà stessa, costituisce una delle tematiche affrontate nella commedia pirandelliana “Il piacere dell‟onestà”. Tramite l‟espediente del falso matrimonio Pirandello costringe i personaggi a togliersi la maschera e a rivelarsi per quello che realmente sono.
Spesso l‟onestà è associata alla legalità. In realtà, sebbene veramente affini, i due concetti presentano una differenza di fondo.
La legalità consiste nel compiere azioni approvate dallo Stato, e dunque nel conformarsi alla legge. E di buona volontà o controvoglia che sia, per rispettare tale concetto, l‟importante è adempiere i propri obblighi.
Dunque la legalità non risiede affatto nella partecipazione interiore al gesto, ma soltanto in quella esteriore e “visibile” delle azioni obbligatorie.
Le azioni oneste sono legali, ma questa loro caratteristica è solo una conseguenza della spontanea e reale adesione morale alla legge. Ciò vuol dire che una persona onesta agisce conformemente alla legge, non perché teme le possibili ripercussioni di un‟azione illegale, ma perché interiormente lo desidera: citando Pino Caruso «L‟onestà non paga. Se vuoi essere onesto, devi farlo gratis».
Questa concezione del binomio legalità – onestà è propria della Critica alla ragion pratica di Kant, in seguito affrontata dai principali filosofi romantici come Hegel.
Secondo Kant la legalità e l‟onestà sono, rispettivamente, l‟una la mera adesione delle azioni alla legge, l‟altra la piena adesione della volontà alla legge.
Troppo spesso, guardando le azioni del prossimo, ci si accorge che non tutti sono onesti come noi vorremmo essere; ci si accorge che il prossimo non esita a prendere parte ad azioni illegali pur di guadagnare più di quanto un onesto lavoro non permetterebbe.
Ci si chiede perché continuare a pagare le tasse mentre numerosi sono gli evasori. Purtroppo, come riconosciuto dal famoso alpinista e scrittore italiano Walter Bonatti, deceduto nel 2011, «L‟Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi.». Tuttavia proprio dallo scambio di interessi e di denaro è possible ricostruire il percorso degli affari mafiosi; questa era appunto la principale tecnica d‟indagine utilizzata da Giovanni Falcone: «Seguite i soldi, troverete la mafia».
Dunque se si ha come scopo il solo lucro si cede alle truffe abbandonando la via dell‟onestà. Già lo storico romano Tito Livio, nato nel 59 a.C., ammise la fragilità dell‟incorruttibilità dicendo: «È pericoloso, data la facilità con cui si sbaglia, vivere puntando solo sull‟onestà».
Però ciò che deve porsi a guida delle nostre azioni sono, non la facilità di guadagno, ma innanzitutto la voglia di agire correttamente, e poi l‟orgoglio di poter guardare al passato con serenità senza dover nascondere nulla. Tanti sono coloro che hanno fatto di questi principi il loro credo quotidiano. Essi sono magistrati, come nel caso di Falcone e Borsellino, o fanno parte delle istituzioni e delle forze armate della polizia. Questi ultimi sacrificano la loro sicurezza e la loro serenità, assieme a quella dei loro cari, per proteggere i cittadini e i magistrati stessi. Senza di essi la lotta alla mafia non sarebbe minimamente possibile e uomini come Nicola Gratteri, magistrato impegnato nella lotta contro la „Ndrangheta e presidente della Commissione parlamentare antimafia nel 2014, sarebbero morti durante attentati organizzati alla mafia. Gli uomini di polizia, la scorta, sono dei veri e propri eroi che ci insegnano il coraggio di difendere la giustizia. Alcuni di essi rientrano, purtroppo, tra le vittime mietute dalla criminalità organizzata. Hanno dato la vita per la giustizia, assieme a Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Durante la strage di Capaci perse la vita pure Francesca Morvillo , moglie di Falcone.
Tuttavia l‟illegalità degli altri infonde nelle generazioni pessimismo e sfiducia nella giustizia. Non si crede più nelle istituzioni e si pensa che tutti i politici siano corrotti; lo dimostra una citazione del drammaturgo e scrittore Dario Fo che ironizza sulla possibilità che esista, da qualche parte, un politico non corrotto: «Dato che esistono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero anche esistere politici onesti».
Comunque la corruzione e gli insabbiamenti portano all‟impunità dei fuori legge, che continuano imperterriti le loro azioni. La popolazione non si sente protetta abbastanza e teme per la propria incolumità; non ha il coraggio di denunciare e si volta dall‟altro lato se qualcuno chiede sostegno nella lotta contro l‟illegalità.
L‟omertà è pericolosa perché, essendo una mancanza di dissenso nei confronti delle azioni illegali, costituisce, per coloro che hanno un atteggiamento mafioso, quasi un silenzioso consenso e, comunque, il segno della sconfitta subita dalla giustizia. «Il silenzio», dice Luigi Lo Cascio, «è mafia». L‟omertà isola i pochi coraggiosi che riescono a gridare contro l‟illegittimità, ma che da soli sono destinati a soccombere. Quindi la lotta contro il silenzio di chi sa è sinonimo di tutela di chi vuole testimoniare. Appunto «Si muore generalmente perchè si è soli […]. Si muore spesso perchè non si dispone delle necessarie alleanze, perchè si è privi di sostegno», citando Falcone.
In più l‟omertà crea un circolo vizioso poichè il potenziale testimone, che sa di non poter contare su nessuno, trovandosi a scegliere tra il mettere a rischio la vita propria e dei familiari accettando di testimoniare da un lato, e la rinuncia all‟onestà dall‟altro, nel maggiore dei casi sceglierà l‟omertà a sua volta. Pertanto «La più grande tragedia di questi tempi, non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio spaventoso delle persone oneste» Martin Luther King.
Fa paura il fatto che non si può contare sul supporto dei concittadini. Il fatto che si è soli di fronte alle organizzazioni mafiose disorienta e terrorizza, che è proprio ciò che i mafiosi vogliono.
Ma non si può lasciare che la paura vinca, ci si deve armare di coraggio e proseguire a testa alta il proprio cammino verso l‟onestà. Come esempio di straordinaria forza d‟animo si può prendere il caso di Giuseppe Impastato. Egli era originario di Cinisi, e credeva fermamente nell‟ideale di giustizia; tuttavia nacque e visse in un ambiente tutt‟altro che onesto: il padre Luigi era stato confinato durante il periodo fascista, mentre gli altri parenti erano mafiosi, come nel caso del cognato del padre noto per essere il capomafia di Cesare Manzella. In nome della giustizia Peppino si distaccò dall‟ambiente familiare, venendo però ripudiato dal padre e cacciato di casa. Fondò una radio, Radio Aut, con la quale denunciò diversi accadimenti mafiosi del paese e dei dintorni.
Purtroppo con il suo operato attirò a sè l‟odio dei concittadini mafiosi, a cui seguirono intimidazioni e minacce, che comunque Peppino ignorò continuando a seguire la vocazione . Aveva solo 30 anni quando venne assassinato, e i suoi aguzzini tentarono pure di infangarne la memoria inscenandone il suicidio. Il mandante era il capomafia Gaetano Badalamenti, uno dei personaggi mafiosi maggiormente colpiti dalle critiche di Peppino, in seguito condannato all‟ergastolo.
Purtroppo Giuseppe Impastato è stato uno dei tanti martiri della lotta contro Cosa Nostra. Troppe sono le vittime di questo morbo e la cosa peggiore è che soltanto alcune sono state riconosciute come tali, in molti casi infatti non è stata fatta chiarezza e l‟ingiustizia regna sovrana. Malgrado ciò, i propositi genuini di chi ha creduto nella giustizia non possono essere assassinati; le loro idee restano e lasciano un solco profondo nella coscienza collettiva. Le nuove generazioni si ispireranno ad esse continuando il cammino dei grandi. A tal proposito Giovanni Falcone disse «A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».
Nonostante tutto si deve avere il coraggio di fare solo ciò che si ritiene giusto anche nei momenti più bui, rinunciando a ciò che non può essere fatto alla luce del sole. Perchè, anche se a volte si corre un rischio reale, è da tenere a mente che la serenità e il piacere di vivere con orgoglio possono derivare soltanto dalle azioni buone, sincere e scrupolose; la corruzione e l‟ingiustizia appestano l‟animo. Inoltre non vale la pena macchiarsi la coscienza per il denaro, poichè il guadagno non regge il confronto con il piacere di vivere.
Un inno all‟onestà è pertanto un inno alla vita. Viviamo onestatemente poiché «l‟onestà ha l‟ultima parola» Wolfgang Amadeus Mozart .

Il sostituto commissario Roberto Agliata legge”Il piacere dell’onestà”.

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