Siciliani e Sicilianità- l’antico detto “Dopu cà a Sant’Aita a rubbaru, ci ficiru i potti di ferru”

Siciliani e Sicilianità- l’antico detto “Dopu cà a Sant’Aita a rubbaru, ci ficiru i potti di ferru”

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Ancora adesso, soprattutto tra le persone più anziane, è in uso dire: “Dopu cà a Sant’Aita a rubbaru, ci ficiru i potti di ferru” (altra versione “Dopu cà a Sant’Aita a rubbaru, ci ficiru i gradi di ferru”) ossia “Dopo che Sant’Agata è stata derubata (del suo tesoro), è stata protetta con porte (cancelli) di ferro”, per indicare come le precauzioni vengono prese in modo tardivo, dopo che un evento o danno si è già verificato. In uso non solo nel catanese ma in tutta l’isola, il detto prende spunto da un fatto realmente accaduto. La protagonista è Agata, una giovane catanese martirizzata il 5 febbraio a Catania, le cui reliquie sono conservate nel Duomo della città etnea. Riportiamo i fatti.

Cancellata Cappella di Sant’Agata

Da settembre 1889 a gennaio 1891, vennero perpetrati nella Cattedrale di Catania due furti. Nel primo, la notte del 6 settembre 1889, il Sagrista Maggiore ed altri funzionari della Cattedrale, in accordo con i ladri, fecero portare due ostensori (o «sfere») di argento, del valore artistico di circa lire trecentomila. Questi vennero fusi in lingotti e poi venduti. Riportiamo l’inizio dell’arringa dell’avvocato di parte civile Simoncini pronunciata nel processo del 16 novembre 1891:

“Siamo al 7 Settembre del 1889, quando nelle prime ore del giorno per le vie della città si sparge una dolorosa notizia.

Hanno rubato! le sfere di S. Agata — Comare Teresa.

Possibile! ma che mi contate? Chi mai avrebbe potuto commettere simile sacrilegio?

— Bi, figghioli mei, vinni u fini munnu!!

Erano le dicerie che correvano per la città–La giustizia come suo costume accede sul luogo–Effettivamente si erano involati gli ostensori.

Vi furono degli indizii, si fecero arresti–Il Di Maggio e Motta– Il primo fu condannato, il secondo prosciolto. Bastò all’opinione pubblica la condanna? — No. Motta fu prosciolto ma fu giudicato dal popolo.”

Nel secondo, in sei occasioni tra gennaio 1890 e gennaio del 1891, la bara (ferculo) di Sant’Agata fu scrostata della sua copertura di argento, fusa poi anch’essa e venduta a Messina, Palermo e Napoli.

“In Gennaio 1890, – continua l’avvocato Simoncini- eransi rotti i cancelli che chiudevano il tesoro di S. Agata (!!). I periti e noi tutti, non comprendemmo come i ladri non avessero potuto entrare–e consumare il furto! –Vi fu una mano Divina che lo impedì.

Il Giannino, il Lo-Re vengono arrestati ed assolti. Ogni cosa è finita così:

Tutto l’anno 1890–passa senza incidenti.

Si sa che il Ferculo di S. Agata ogni anno viene restaurato; infatti il Sac. Cosentino si accinse aprire la porta che dà nel battistero–Dio mio!

Hanno rubata la bara!! — grida Isaja come un disperato–ed entrando nel luogo ove era stata rubata la bara egli si butta in ginocchio flagellandosi… arriva la giustizia, e constata il sacrilego furto — Trovò chiavi falsi che aprivano e le porte del battistero e le porte laterali, trovò un bottoncino d’oro, era dell’Isaja–lo si arresta, ma egli si dichiara innocente perché il bottone lo aveva fin dal mattino–si perquesisce in casa dell’Isaia e si trova una chiave, viene arrestato il padre… D’ignota mano, la Giustizia riceve un telegramma, questi proveniva da Napoli diretto a Cuturi. Il telegramma domandava informazioni sul conto di Francesco Nicotra, chi lo faceva era il Sig. Fusco… Fu arrestato Consoli Antonino, che è meccanico, orefice e che sa un po’ di tutto–si mise d’accordo per fondere l’argento… Siamo al 19 Febbraio e per confidenza del fratello del Nicotra, sappiamo: come e chi fuse l’argento, dove l’argento fu fuso, come ridotto in pezzi, come diviso…Il Nicotra Francesco nelle sue confessioni continuando, descrive cosa si fece delle sfere e dove furono messe e qui entra in ballo Parisi. La grotta delle colombe racchiuse per molto tempo il tesoro. In febbraio sappiamo da Nicotra Francesco che un certo Ninu Ninareddu era incaricato della fusione. In casa di Salvatore Spampinato si fondeva, e gli artisti eran colà che si riunivano. Il Ninu Ninareddu si accinse alla fusione, aveva la sua brava sbarra di ferro, il borace, metalli, carbone kock e carbone comune — Fuse quei capi lavori, quei pezzi artistici, ammirazione del nostro popolo.” L’accusa chiamò responsabili di questi prolungati furti ben trentuno imputati. Di questi la maggior parte furono condannati.

Questi, in breve, i fatti storici riportati dal “Resoconto del processo pei furti di S. Agata (sfere e bara) …” del 1891 di cui una copia si trova nella Biblioteca dell’Università di Catania in via Dante. Una copia digitale è stata preparata da Martin Guy e si può consultare in rete. Da questo episodio trae origine la legenda che vuole la costruzione dei tre cancelli dopo il furto al tesoro. In realtà, la cameretta fu ricavata in uno dei due vani aperti attraverso il muro dell’abside centrale, usati come passaggio fra il santuario (area presbiterio) e le cappelle laterali absidali, nel XII secolo dopo il rientro delle reliquie da Costantinopoli e non vi è notizia delle costruzioni di nuovi cancelli dopo il “famoso furto”, Difatti già prima del furto esistevano dei cancelli, come si deduce dall’arringa dell’avv. Simoncini: “In Gennaio 1890 eransi rotti i cancelli che chiudevano il tesoro di S. Agata”.

Porta della Cammaredda di Sant’Agata

Per chi non l’abbia mai visitata, nella navata di destra del duomo di Catania sorge una pesantissima ed altissima cancellata in ferro battuto, opera nel 1926 di Salvatore Sciuto Patti, che blocca l’accesso alla cappella di Sant’Agata, dove nella sinistra vi si scorge una porticina anch’essa in ferro, che porta in una specie di nicchia detta la “Cammaredda” della Santa. Si apre con due chiavi che sono in possesso una dell’arcivescovado e l’altra del comune.

FONTE: “Resoconto del processo pei furti di S. Agata (sfere e bara), arricchito da notizie storiche sul ferculo e dello inventario del tesoro della V. e M. Catanese. Catania. Tip. Francesco Martinez, 1891 [1892]. Edizione digitale preparata da Martin Guy (martinwguy@gmail.com) Ultima revisione del testo 4 settembre 2007; Sito web https://www.mimmorapisarda.it/Santagatacuriosita.htm (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

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