BARRAFRANCA. “Bombe su Barrafranca: facciamo chiarezza”.

BARRAFRANCA. “Bombe su Barrafranca: facciamo chiarezza”.

Lo scrive – con un post sulla propria pagina facebook – l’insegnante Salvatore Marotta. Questo il lungo post di Salvatore Marotta: “Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 ha inizio la cosiddetta Operazione Husky, cioè l’invasione angloamericana della Sicilia. L’invasione fu preceduta e seguita da massicci bombardamenti non solo su infrastrutture e obiettivi militari, ma anche sulle città grandi e piccole e quindi sulla popolazione civile con l’intento di terrorizzare la popolazione e minarne il morale. Anche la nostra Barrafranca subì due pesanti bombardamenti: il 10 luglio, stesso giorno dell’invasione, con 12 morti tra cui il sacerdote Calogero Marotta; e il 18 luglio con 49 vittime e moltissimi feriti. Un elevatissimo tributo di sangue pagato dalla nostra comunità”. Salvatore Marotta scrive ancora: “Per questi fatti il Comune di Barrafranca è stato insignito nel 2012 della medaglia di bronzo al merito civile dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la seguente motivazione:” La cittadina durante il secondo conflitto mondiale subì i bombardamenti aerei, prima americani e poi tedeschi, che provocarono numerosi morti e feriti e la distruzione quasi totale delle abitazioni. La popolazione sopportò gli avvenimenti bellici con coraggiosa determinazione e generosità prodigandosi in aiuto dei superstiti. Chiaro esempio di spirito di sacrificio ed elette virtù civiche”. Notate qualcosa di strano nella motivazione? Sì, qualcosa di strano c’è, si afferma che i bombardamenti furono “prima americani e poi tedeschi”. Sulla questione di un presunto bombardamento tedesco su Barrafranca il sottoscritto è intervenuto per primo con un comunicato pubblicato da #radiolucebarrafranca nel settembre 2018 (al quale rimando) per contrastare quella che chiamo una “vulgata” priva di qualsiasi fondamento e di prove, insomma un FALSO STORICO”. L’insegnante Salvatore Marotta scrive ancora: “Infatti, non si capisce per quale motivo i tedeschi, che erano nostri alleati e combattevano fianco a fianco con i militari italiani, avrebbero dovuto bombardare la popolazione di un paese alleato. Peraltro a comandare le Forze Armate in Sicilia (comprese quelle germaniche) era un italiano e cioè il generale Guzzoni, uomo di grande esperienza e capacità. Una cosa talmente enorme come l’uccisione di civili innocenti avrebbe avuto certamente conseguenze per quegli sprovveduti piloti. E invece non si trova nulla, nessun accenno da nessuna parte. Perché? Perché è chiaro che anche il 18 luglio, come avveniva ovunque, a bombardare erano stati gli americani, che peraltro a quella data si erano già impossessati degli aeroporti di Ponte Olivo, di Comiso e di Santo Pietro”. Nello stesso post, a firma di salvatore Marotta, si legge ancora: “Pensare che mentre infuriava la battaglia, aerei tedeschi (partiti da dove?) avessero potuto alzarsi in volo per venire a bombardare un paesino dell’entroterra siciliano è ipotesi del tutto inverosimile. A onore dei piloti tedeschi e della nostra Regia Aeronautica va detto che in assoluta inferiorità numerica si batterono come leoni per contrastare l’invasione bombardando le navi nemiche e infliggendo ad esse pesanti perdite. Ma allora da dove nasce l’equivoco? L’equivoco nasce da qualche fantasiosa testimonianza ( come se qualcuno durante un bombardamento potesse riconoscere il tipo di aereo!) presa ingenuamente per buona. Voglio dare il beneficio della buona fede, ma scrivere nero su bianco, senza esibire prova alcuna, come si può leggere nel libro dedicato alla storia di Barrafranca di Licata e Orofino, non è certamente il modo migliore per ricostruire i fatti storici”. Salvatore Marotta scrive ancora: “Il sottoscritto ha continuato a studiare e a documentarsi sull’argomento e ho trovato fonti autorevoli a sostegno della mia tesi, sia su pubblicazioni recenti che antiche. Vi cito l’opera del senatore e ricercatore storico Andrea Augello, purtroppo recentemente scomparso a causa di una malattia: nel libro “Uccidi gli italiani” terza edizione Mursia 2018, vi è un preciso riferimento a Barrafranca. Lo riporto in stampato maiuscolo:” MOLTI DI QUESTI EPISODI NON HANNO ALCUNA GIUSTIFICAZIONE MILITARE: GIOVANI E IRRESPONSABILI PILOTI ATTACCARONO PIÙ O MENO CONSAPEVOLMENTE CIVILI INNOCENTI CHE CERCAVANO SCAMPO E RIFUGIO NELLE RETROVIE. COSÌ ACCADDE A BARRAFRANCA, TRA ENNA E PIAZZA ARMERINA IL 18 LUGLIO 1943: QUARANTANOVE CIVILI FURONO STERMINATI IN POCHI MINUTI DAGLI AEREI AMERICANI; TRA LE VITTIME SI CONTARONO QUINDICI BAMBINI “. Chiaro? Ma il falso storico del bombardamento tedesco si poteva evitare semplicemente leggendo e studiando la principale opera del nostro più insigne storico e archeologo: mi riferisco ovviamente al dott. Angelo Li Gotti. La pubblicazione è degli anni Cinquanta, quindi vicina ai fatti, dove la memoria degli avvenimenti è ancora fresca”. Salvatore Marotta, a chiusura del suo post, scrive: “Nel suo studio dedicato a Convicino (il nome antico di Barrafranca) parlando della Chiesa Madre “che ha resistito alle grosse bombe dell’ultimo conflitto “, in una nota cita “il bombardamento aereo del 18 giugno 1943 da parte di aerei angloamericani”. Nella nota c’è chiaramente un refuso tipografico trattandosi del 18 luglio, ma è chiara l”indicazione di aerei americani. Speriamo che queste ulteriori note servano a fare chiarezza e a riportare la verità storica su una pagina tragica della storia di Barrafranca”. GAETANO MILINO

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