PIETRAPERZIA. Alla conferenza “Basta con la violenza sulle donne” notevole attenzione e partecipazione.

PIETRAPERZIA. Alla conferenza “Basta con la violenza sulle donne” notevole attenzione e partecipazione.

- in Pietraperzia

PIETRAPERZIA. La convention, organizzata dalle associazioni “Civitas” di Pietraperzia, presidente Silvia Romano, in collaborazione con “Donne Insieme Sandra Crescimanno” di Piazza Armerina, presidente Maria Grasso si è tenuta nella chiesa del Carmine di Pietraperzia. In sala il sindaco Salvuccio Messina, l’assessora Lorenza Nicoletti, il presidente del consiglio comunale Giuseppe Micciché, il consigliere comunale Rosa Maria Giusa. Tra i presenti anche Enza Di Gloria  – presidente della Organizzazione Femminile “Donne. Sviluppo e Professione” –  la psicologa Maria Carmela Bongiovanni, il giudice della Procura della Repubblica di Enna Santo Di Gregorio, il luogotenente Giuseppe Geraci, comandante la stazione carabinieri di Pietraperzia, e Giuseppe Maddalena, Governatore della confraternita “Maria Santissima del Soccorso”. In sala una sedia con un paio di scarpe rosse ed un cartello con la scritta “Posto Occupato. Posto occupato è un gesto concreto dedicato a tutte le donne vittime di violenza”. Segue una frase molto emblematica. Al tavolo della presidenza Maria Grasso (presidente Associazione “Donne Insieme Sandra Crescimanno” di Piazza Armerina), Carola Monasteri (psicologa volontaria del Centro Antiviolenza). Allo stesso tavolo Maria Calì (assistente sociale del Comune di Pietraperzia) e il capitano Emanuele Grio (comandante la Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina). La serata cominciata con il dare voce a due ragazzi di classe terza della secondaria di primo grado del comprensivo “Vincenzo Guarnaccia” di Pietraperzia: Aurora Russo e Gabriele Candura. I due ragazzi hanno messo in scena “Mi chiamo Valentina e credo nell’Amore” per evidenziare “come l’amore, a volte, possa trasformarsi in ossessione e violenza”. A guidare e preparare i due attori in erba le professoresse Tiziana Burgio, Elisa Gentile, Rosalinda Nicolosi, Maria Pititto, Erminia Viola. A presentare, Noemi Chiolo, della associazione “Civitas” in sostituzione di Silvia Romano assente per causa di forze maggiore. Erminia Viola ha detto che quella sulla violenza contro le donne “è una tematica è una tematica affrontata ogni anno”. “È assolutamente  necessario sensibilizzare i ragazzi  che sono i cittadini del futuro, gli uomini e le donne del domani”. Noemi Chiolo ha sottolineato il fatto che “la violenza sulle donne è un fenomeno sociale e culturale che deve essere analizzato a fondo per sensibilizzare tutti noi. È nostro dovere  chiederci  cosa possiamo fare per contrastare questa grave piaga sociale”. Maria Calì ha detto: “Porto la mia esperienza lavorativa di assistente sociale del Comune di Pietraperzia in collaborazione con la dottoressa Flora Carlucci del consultorio familiare di Barrafranca-Pietraperzia”. Maria Calì ha continuato: “Ci sono vari tipi di violenza: fisica, psicologica, domestica. Nel mio lavoro di questi anni ho incontrato spesso, nel racconto di donne, i tre tipi di violenza: quelle fisiche che hanno portato alla denuncia e all’allontanamento sono state  rare in questi anni anche se ci sono e continuano ad aumentare”. “L’allontanamento – ha detto ancora Maria Calì – è stato necessario e positivo ed ha portato buoni frutti sia per l’uomo (spesso denunciato e con sentenze di allontanamento) che per la donna e i suoi figli. I centri hanno dato la possibilità alla donna di ricostruire la propria vita, di metterla in salvo, di proteggere i figli e di farsi aiutare dagli operatori. Dal centro si è costruito un percorso di vita diverso anche per la sua autonomia fisica, economica ed abitativa. I figli ne hanno trovato giovamento e protezione”. “La violenza psicologica o dipendenza affettiva – ha detto ancora Maria Calì – è tra le mura domestiche, non emerge ed investe molte storie di donne. Si viene a conoscenza in maniera indiretta; la donna, spesso, non la riconosce per cui ha bisogno di un percorso di aiuto specifico e di riconoscerla. Le donne non denunciano per violenza psicologica, ma solo quando c’è quella fisica. Tale violenza è emersa soprattutto quando la Procura della Repubblica ci chiede indagini socio-ambientali quando c’è una segnalazione su minori ed emerge dall’anamnesi. La donna è deprivata della sua dignità, diventa una nullità in casa, in famiglia, agli occhi del marito e dei figli. È legata molto ad un sistema culturale che vuole la donna sottomessa al marito. Purtroppo esiste nella nostra realtà ed è difficile da sradicare”. Ancora Maria Calì: “La violenza domestica comprende quella fisica e quella psicologica e si perpetra tra le mura domestiche, è difficile da fare emergere e molte donne la subiscono per tutta la vita”. Maria Calì ha continuato: “La legislazione è migliorata ma non è sempre efficace. Vi sono delle criticità: poche denunce, difficoltà di progettare un futuro in termini lavorativi (l’indipendenza economica è indispensabile per acquisire libertà)”. Maria Calì ha poi continuato ad elencare le criticità. “Chi denuncia ha poca protezione (molte camminano con il carnefice o sono perseguitate da lui). La forma dell’allontanamento da casa o dalla persona non ha spesso successo, le forme di ricatto o di soprusi sono tante”. Maria Calì poi dice che è necessario avere “pene più forti per i maltrattanti con carcerazione e una presa in carico del maltrattante da parte di una equipe di esperti. Il maltrattante deve essere curato per non perpetrare il reato”. Maria Calì ha poi detto che la donna che denuncia non può essere lasciata sola, ha bisogno di aiuto economico ed abitativo, un supporto per i figli, una rete di solidarietà familiare e sociale per il suo inserimento”. Maria Calì ha continuato: “Non è giusto che sia la donna ad allontanarsi da casa pagando per l’ennesima volta ma deve essere l’uomo ad andarsene via. Spesso le donne non denunciano per paura di essere emarginate, additate e la famiglia non le aiuta ed è omertosa: ‘devi sopportare, vedi che cambia, è una vergogna’. Ed ha concluso: “Ricordiamoci che noi donne non siamo sole, dobbiamo esserci l’una per l’altra”. Maria Grasso, ad inizio del suo intervento, ha ripercorso la vicenda di Sandra Crescimanno (uccisa il 25 gennaio 1983). “Il femminicidio – ha continuato Maria Grasso – è un omicidio commesso nei confronti di una donna”. Lei ha poi ricordato gli Anni ’70 e le battaglie di quegli anni per far sì che le donne ottenessero gli stessi diritti e gli stessi doveri degli uomini e accanto agli uomini. “La violenza – ha detto ancora Maria Grasso – non è un problema di fimmini ma di uomini e donne. Gli uomini cattivi fanno in modo che le donne abbiano paura”. Ha poi aggiunto: “Il genere è una costruzione sociale. I reparti li abbiamo nel cervello. Gli stereotipi di genere ci fanno dire che le donne debbono fare le madri, accudire la prole, cucinare. Il delitto d’onore, nella testa di molti uomini, gira ancora. Io devo essere libera di fare e di agire”. Maria Grasso ha concluso: “Perché gli uomini ammazzano le donne? Nessuno e niente ti dà il diritto di stuprare una donna. È questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli. Un uomo deve collaborare al menage familiare”. Carola Monasteri: “Quando l’uomo esercita violenza fisica lo fa in maniera premeditata. La violenza fisica non è mai giustificata  e giustificabile. Fin dai tempi remoti, vige spesso il sistema patriarcale. Davanti a Dio siamo uguali e la donna non è inferiore ma uguale, con lo stesso diritto di vivere e di potersi esprimere. La coppia è reciprocità, é confrontarsi”. Carola Monasteri ha concluso: “Bisogna lavorare molto sulla reciprocità. Uomo e donna sono diversi esteriormente ma l’unicità della persona non si perde. In ognuno di noi deve essere presente. Se una società è sana ed avanzata deve prevedere la parità di genere e la possibilità di esprimersi e di agire”. Il capitano Emanuele Grio: “Nel nostro territorio le segnalazioni da Codice Rosso sono molto frequenti. Ai fini della prevenzione, scuola e famiglia debbono lavorare in maniera capillare ed intensa. Bisogna fare comprendere l’estrema importanza del concetto di uguaglianza”. Il capitano Emanuele Grio ha continuato: “È indispensabile confrontarsi su ogni argomento. Io mi auguro che, insegnando ai bambini e ai ragazzi il concetto di rispetto, loro crescano in maniera sana. I ragazzi, nella fase della crescita, apprendono molto e sono convinto che in futuro i dati sulle violenze contro le donne diminuiranno.

Il Codice Rosso ha cambiato le tempistiche degli interventi. Il non denunciare i maltrattamenti e le violenze psicologiche generano nelle donne la paura anche di frequentare i propri genitori e di fare qualsiasi cosa. Il denunciare è l’unica arma che si ha a disposizione. Le forze dell’ordine raccolgono la denuncia delle vittime di violenza ed offrono loro protezione e conforto”. L’ufficiale dell’Arma dei carabinieri ha continuato: “Mai prendere sottogamba i reati di violenza. Il non denunciare non porterà nessun beneficio e si continuerà a vivere nella paura e nel silenzio Lo schiaffo è il campanello di allarme. Esercitare violenza davanti ai figli è un reato ed è un’aggravante. Talora non si denuncia per paura o per vergogna. La vostra vita è un vostro diritto”. Il capitano Emanuele Grio ha concluso: “Insegnate questi principi fin dalla più tenera età. La prevenzione si fa anche parlandone e costruendo reti di condivisioni con associazioni per fare emergere i casi di violenza. Dobbiamo fare di tutto per prevenire il reato”. A seguire, Domenico Guarnaccia ha dato lettura di un brano molto significativo.

Questo il testo integrale: “Il problema non è come mi vesto. Non sono i vestiti. Non sono i pantaloncini. Non sono stato mai molestato né violentato per questo. La differenza è che io sono uomo. Io posso”. “In breve (perché farla lunga non serve). Mi sono ubriacato diverse volte ma non ho mai corso il rischio di essere violentato. Gli amici mi hanno riaccompagnato  a casa e mi hanno messo a letto … L’indomani solo un mal di testa e la ramanzina di mia madre. Sono un uomo. In vita mia non ho mai sentito di un uomo ubriaco violentato. Allora il problema non è essere ubriachi. Il problema è essere donne”. “Ho camminato a petto nudo, in pantaloncini. In canotta. Con il costume a mutanda. In perizoma. Nessuna mi ha mai violentato. E neppure lanciato apprezzamenti. E allora il problema non è come mi vesto. Non sono i vestiti. Io sono uomo. Io posso. La donna, invece, se l’è cercata”. “Mi sono appartato a pomiciare, a fare petting. ma se non mi andava di fare sesso, nessuna donna mi ha mai costretto, magari puntandomi un coltello alla gola. perché io sono maschio. Io posso dire di no. Posso dire basta. Allora il problema non è la donna che se l’è cercata, appartandosi. Il problema è sempre l’uomo e la sua violenza”. “Sono uscito con gruppi di due o tre amiche e io unico maschio. Ma non mi sono mai sentito minacciato o a disagio. Non ho mai subito violenza di gruppo. Perché io sono maschio e non corro questi rischi. Perché non esiste l’idea che l’uomo sia un oggetto di piacere. Che sotto sotto gli piace, anche se forzato. A nessuno piace essere soggetto a violenza. A nessuna piace essere stuprata. E no, una donna che esce con due o tre uomini non si è cercata nulla. Di certo non è una violenza di gruppo”. Il brano si conclude: “Ho avuto un capo donna. Insegnanti donne, catechiste, allenatrici, coinquiline, professoresse all’università. E non sono mai stato molestato. Mai. Neanche una pacca sul sedere. Neanche una palpatina. Perché sono un uomo. Non sono considerato disponibile. perché essere in una posizione subalterna non vuol dire dovere accettare anche le molestie. Ne parliamo insieme? Che dite ragazzi?”. Enza Di Gloria: “Facciamoci portavoce di queste donne che, spesso, non riescono a parlare perché acquistino autonomia, indipendenza ed autorevolezza”. “Creiamo – ha concluso Enza Di Gloria – un meccanismo di mentalità e di cultura e rispondiamo con azioni concrete”. Anche la psicologa Maria Carmela Bongiovanni, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza della problematica della violenza sulle donne. Il giudice Santo Di Gregorio: “Il problema va risolto alla base attraverso una serie di interventi tra cui il porre rimedio a quanto si verifica ogni giorno”. “È necessario – ha continuato Santo Di Gregorio – educare alla non violenza in generale e alla non violenza di genere. Il problema è culturale. Bisogna costruire il dialogo senza porsi l’uno contro l’altro”. Santo Di Gregorio ha concluso: “Il problema sono le violenze quotidiane. La violenza genera altra violenza”. Al termine della serata, omaggi floreali a Maria Grasso e a Carola Monasteri. GAETANO MILINO

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