BARRAFRANCA. La modernità del romanzo, l’eterna adolescenza dei giovani e lo sgradito e imprevedibile incontro con la vita nell’opera “La coperta di seta” di Alessandro Geraci

BARRAFRANCA. La modernità del romanzo, l’eterna adolescenza dei giovani e lo sgradito e imprevedibile incontro con la vita nell’opera “La coperta di seta” di Alessandro Geraci

- in Barrafranca, Civico 49

Il 30 maggio 2024 al “Salotto Artistico Letterario Civico 49” di Barrafranca è stato presentato il romanzo di Alessandro Geraci “La coperta di seta”. Il libro era stato pubblicato nel 2021, ma le note vicende della pandemia nonché altri impegni ne hanno postergato la presentazione alla fine di maggio di quest’anno. A presentare l’opera di estrema modernità del nostro scrittore sono stati invitati la pittrice e poetessa Dottoressa Rosetta Faraci e lo scrittore, poeta, pittore, saggista e storico Professore Carmelo Orofino.

Il romanzo, trasposizione di una vicenda reale degli anni Cinquanta, nasce nella mente dell’autore con il preciso scopo di mettere a confronto due realtà lontane nel tempo, ma con un denominatore comune: la carica vitale del giovane e il successivo incontro con la realtà, spesso inimmaginabile, con un percorso di vita imprevedibile. Geraci, nella descrizione del mondo giovanile della protagonista del romanzo, si è trovato a mettere, idealmente, a confronto due realtà, separate da decenni di ininterrotto ed incessante progresso scientifico e tecnico. Ma se sono simili nella conduzione di vita dei protagonisti negli anni dorati della loro giovinezza, esse si divaricano e divergono nei successivi periodi allorquando l’incontro con una realtà, di cui nessuno può avere chiari i contorni e gli sviluppi, presenta loro un conto spesso in evidente contrasto con gli idealismi e le spinte sfrenate e libertarie giovanili. Ed ecco che, nella narrazione della giovinezza di Mariolina, protagonista delle vicende del romanzo, emergono i tratti e gli aspetti di quelle tematiche tipiche del periodo e degli atteggiamenti di ogni giovane: il rapporto con i genitori, l’amicizia, la realizzazione di se stessi, il rigetto di qualsiasi autorità, il matrimonio visto come legame e limitazione della propria libertà e tante altre che attraversano la strada dei giovani, come in un copione preparato da non si sa chi. Questo periodo è vissuto dal giovane, come anche dalla protagonista del romanzo, come una continua adolescenza, priva di responsabilità, di controlli, di obblighi ed impegni e soprattutto con una coscienza che ripudia ogni guida, direzione e regole. Tra la vita giovanile di Mariolina e la vita dei giovani di oggi lo scrittore intravede un parallelismo che accomuna i due mondi in una similitudine che li associa come il soffio vitale dell’aria. Nella seconda parte del romanzo cambia completamente lo scenario e l’autore, quasi come il regista della vita, si affretta a cambiare le quinte di questo palcoscenico in cui ciascuno recita la sua parte e Mariolina inizierà un percorso di redenzione.  Purtroppo in tale realtà non c’è un canovaccio simile per tutti gli uomini e ciascuno è destinato a vivere la propria vita con le dicotomie, “Un c’è risu senza chiantu e un c’è chiantu senza risu”, che essa presenta: la benevolenza e l’odio, l’amore e il disprezzo, la sofferenza e l’appagamento, la pace e la disarmonia, la gioia e il dolore, la coscienza e l’imprudenza, il senso dello sbaglio proprio ed altrui e il perdono. L’autore chiude il sipario e con la mente corre ad esaminare le vicende della protagonista confrontandole con le vicende della realtà odierna di molti giovani su cui incombe un futuro dagli esiti incerti e certamente non incoraggianti a cui si appressano con animo incerto. L’intervento dei due relatori ha completato l’inquadramento critico del romanzo evidenziando temi altrettanto profondi ed interessanti. La Dottoressa Rosetta Faraci ha voluto rimarcare come“Dopo una iniziale impressione di narrazione semplice e veloce, mi sono ritrovata in una storia sorprendentemente ricca di tutti gli elementi di un romanzo di sostanza sia a livello tematico che stilistico. La trama prende spunto da una vicenda realmente accaduta molti anni addietro.
L’ambientazione non e’ troppo definita, potrebbe essere qualsiasi piccolo paese nel periodo tra gli anni 50 e 60. La centralità del romanzo e’ focalizzata intorno alla figura della Donna e della Madre per antonomasia. 
E di figure di donne e madri e’ pieno il romanzo, ognuna con il proprio vissuto, aspettative e delusioni, sofferenze e realizzazioni.
Mariolina, oltre ad essere stata la ragazza anticonformista, e ‘ donna e madre, fa una scelta terribile per preservare il diritto alla sua affermazione, al suo lavoro nel negozio: affida l’infanzia di suo figlio a una zia. Il suo essere stata abbandonata si ripropone nel suo abbandono!
E alla fine, il lettore percepisce la mancanza di una parolina: il perdono. Quella parolina che nel romanzo non era mai comparsa, arriva solo dopo che c’è stato un percorso di espiazione e pentimento in Mariolina. Lei si pentirà’ di non aver saputo perdonare la madre, perché si riconoscerà imperfetta. Altre figure si muoveranno alla fine della storia in direzione di un reciproco e collettivo perdono, perché il perdono va costruito, lavorandoci sopra e riconoscendo i propri limiti e le proprie imperfezioni” .Il Professore. Orofino si è soffermato su altri aspetti. “Il libro racconta le vicende dolorose, gli errori di giudizio, ma anche i crudeli condizionamenti sociali che, in un continuo crescendo, ineluttabilmente, conducono una ragazza di paese verso la perdizione più sordida: alla miseria e alla prostituzione. Il tema della ragazza “traviata” e delle sue traversie è uno degli argomenti ricorrenti nella narrativa dell’ultimo Ottocento e del primo Novecento dal Naturalismo francese al Verismo italiano. Da Zola a Maupassant, fino a Giovanni Verga, autore di “Una peccatrice”. E in effetti, la prima volta che lessi “La coperta di seta” mi venne in mente Madame Bovary di Flaubert. Sia Mariolina che Madame Bovary hanno un buon marito socialmente apprezzato ed entrambe lo tradiscono più per noia e stupidità che per vera passione. Madame Bovary per amore del lusso e Mariolina per una sostanziale anaffettività che la indurranno a trascurare i suoi doveri di moglie e soprattutto i doveri verso il figlio Angelo. La costruzione del romanzo si muove sull’asse ben sperimentato dello schema: colpa (peccato), espiazione della colpa, redenzione tramite riconoscimento dei propri errori e grazie alla fede in Dio che Mariolina, nelle avversità del destino, impara a pregare ancor prima di averlo incontrato. Tutte le vicende della storia, nel loro concatenarsi ed evolversi, convergono verso una scena madre; l’incontro drammatico e risolutivo tra la donna peccatrice, giunta all’abiezione della povertà e della prostituzione e il figlio che ha dovuto abbandonare. Dopo tanti anni, Angelo, il figlio diventato adulto, sotto mentite spoglie, va in cerca della madre per tentare di capire le ragioni del suo operato.  La trova e nel corso di un dialogo drammatico comprende le sofferenze che essa ha dovuto patire, capisce il persistente ed esacerbato amore che essa continua a custodire per quel figlio lontano. Capisce quel sentimento alimentato dall’assenza e dal rimorso. Capisce e non giudica, ma perdona”. Per quanto attiene il linguaggio, il genere e lo stile il Professore Orofino sostiene che “La coperta di seta è più un romanzo psicologico e dei moti del cuore che di fatti e descrizioni in cui la voce dell’autore, come il Manzoni nei Promessi Sposi, si riserva dei siparietti per commentare i fatti secondo il suo metro di giudizio, permeato da una costante e forte tensione etica in senso lato e dal supporto della morale cattolica in senso stretto. Il romanzo s’impone subito per la padronanza dei mezzi linguistici ed è un’opera della maturità creativa del suo autore con un linguaggio medio-alto che scorre fluido, evitando I’ esibizione sia di un codice “troppo colto” che troppo piegato “al parlato quotidiano”.  Alessandro Geraci è nato a Barrafranca (EN) nel 1946. Laureato in Lettere Classiche presso l’Università di Catania. Ha collaborato con il dipartimento di Glottologia e Dialettologia dell’Università di Catania con ricerche sul dialetto barrese utilizzate nella pubblicazione del Vocabolario Siciliano del Prof. Piccitto. Negli anni Settanta è stato impegnato in politica dove ha ricoperto diverse cariche istituzionali e di partito. Ha insegnato Lettere alle Scuole Medie e Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico “G. Falcone” di Barrafranca. Nell’ultimo decennio della sua attività ha ricoperto il ruolo di Dirigente Scolastico in Scuole Professionali e Licei della Provincia di Enna. Amante e appassionato del proprio dialetto, ha pubblicato il primo dizionario di termini del paese natale, Barrafranca.  In precedenza ha pubblicato il saggio “Proverbi per un anno”, su Amazon il romanzo “Il colore dei ricordi, il libro di poesie “Canti di vita” il romanzo “La coperta di seta”, racconti di vita vissuta “I giorni dell’arcobaleno”,un volume di poesie in siciliano “A casicatummina” ed infine la 2° edizione del saggio “Proverbi per un Anno”. GAETANO MILINO

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