Sono trascorsi sei anni dall’omicidio, ancora oggi irrisolto, di Maurizio Marotta (nella foto) e dal ferimento del fratello Gaetano, messi a segno il 26 dicembre 2010 a Barrafranca. Per tali fatti Orazio La Rosa, all’epoca panettiere trentanovenne, venne accusato di essere l’esecutore materiale e sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere.
Accusato di aver esploso contro Maurizio Marotta diversi colpi di pistola avvalendosi, peraltro, del metodo mafioso, il La Rosa Orazio fu arrestato, unitamente ai fratelli Tambè Luigino e Carmelo, considerati mandanti e organizzatori dell’efferato agguato.
Il quadro indiziario si basava sulle numerose intercettazioni ambientali operate dalla P.G. e poi risultare prive di valore probatorio.
Numerose intercettazioni ambientali che sembravano incastrare il La Rosa Orazio e che avevano portato il GIP di Caltanissetta ad emettere ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Solo dopo una lunga vicenda processuale, con diverse perizie sulle trascrizioni delle intercettazioni ambientali, il La Rosa Orazio, difeso dall’Avvocato Paolo Giuseppe Piazza, è stato assolto definitivamente con la formula “per non avere commesso il fatto”.
Le diverse perizie hanno dimostrato che il tenore delle conversazioni erano diverse da quelle trascritte.
La Corte di Appello di Caltanissetta ha accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione proposta dall’Avv. Paolo Giuseppe Piazza e il La Rosa Orazio dovrà essere risarcito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con la somma di 78.000,00 euro per i 331 giorni di ingiusta detenzione presso la casa Circondariale di Caltanissetta.
E’ quanto disposto con ordinanza ormai irrevocabile che ha fissato l’importo di 235 euro per ogni giorno di custodia cautelare.