“U TRUNU” e il suo significato antropologico

“U TRUNU” e il suo significato antropologico

Siamo ormai nel periodo Quaresima. Sono giorni di penitenza per la remissione dei peccati e della salvezza delle anime. Inoltre i fedeli si preparano alla Pasqua.

10968478_391547114349508_1910130653718799501_nPer i barresi, Quaresima è già sinonimo di SETTIMANA SANTA: di liturgie, tradizioni, folklore, in cui il barrese ritrova la propria identità di comunità. Il momento “catartico” di questa particolare settimana è la processione serale “du trunu”, che si svolge la sera del Venerdì Santo a Barrafranca (EN). E’ da considerarsi una delle tradizioni barresi più vive e sentite; la particolarità con cui si svolge la processione  il sentimento che sta alla base, la ritualità delle azioni, non ha eguali. Ma ciò che colpisce maggiormente gli antropologi è la partecipazione, intensa e commossa, del popolo, non inteso come spettatore passivo degli eventi, ma artefice egli stesso del “divenire” della festa: basti ricordare il modo, del tutto particolare, con cui viene portato in processione il Crocifisso.

U TRUNU, come lo chiamano i barresi, è una macchina processionale, composta di una parte centrale “u firrizzu”, formato da travi di legno a struttura parallelepipedale, che contiene il meccanismo che fa alzare una grossa asta quadrata. Sulla cima di suddetta portantina è posta una grossa sfera “u munnu” di circa un metro di diametro, costruita in lamiera di colore azzurro, contornata da finestrelle rotonde di vetro colorato retroilluminati, di 5 differenti colori che rappresentano i 5 continenti e sopra viene inserita la “spera”, una raggiera di metallo che contiene il Crocifisso. “U trunu” viene trasportato grazie all’inserimento di due grosse travi chiamate “baiarde”, alla cui estremità sono collegate, uno per ogni lato, quattro anelli di ferro chiamati “bucculi”, che servono per la direzione del “firrizzu”.

10420411_562776063823710_715189960217167039_nAlcuni studiosi, tra cui Ignazio E. Buttitta, hanno visto in quell’asta sormontata dal globo su cui primeggia la croce con il Cristo, «… la simbologia connessa all’arcaico mitologema dell’axis mundi …A quest’ ultimo tipo possono essere ricondotte cerimonie pasquali quali “u Signuri di li Fasci” di Pietraperzia, “u trunu” di Barrafranca… (Ignazio E. Buttitta, La memoria lunga: simboli e riti della religiosità tradizionale). Nel linguaggio antropologico il termine “axis mundi” (spiegato da Mircea Eliade nel suo: Trattato di storia delle religioni”) indica quell’asse dell’universo che, per la sua posizione in verticale, congiunge CIELO TERRA e INFERI: simbolicamente l’asse permette il passaggio dalla morte, rappresentata dalla base dell’asse, alla vita, rappresentata dalla sua sommità. Al centro sta la terra, destinataria di questo passaggio. Gesù stabilì, attraverso la sua morte e risurrezione, una connessione tra cielo e terra, che nella religione cristiana è simboleggiata dalla croce. In alcuni casi, questa simbologia è affidata a delle assi che si ritrovano nelle macchine processionali, come nel caso della nostra festa. Si tratta di un retaggio di origine precristiana che, con la morte di Cristo, ritrova la sua massima espressione.

Fonte: “Settimana Santa a Barrafranca”, di Rita Bevilacqua, Bonfirraro Editore, 2014.

Rita Bevilacqua

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