“I nove cori degli Angeli” antica pratica devozionale che si faceva a Barrafranca

“I nove cori degli Angeli” antica pratica devozionale che si faceva a Barrafranca

La pratica conosciuta come “I nove cori degli Angeli”, che si svolgeva a Barrafranca (EN) fino alla fine degli anni ’60, affonda le sue radici in quelle pratiche di devozione popolare che permettono a due persone di stringere un vincolo sotto la tutela cristiana. Una sorta di parentela spirituale che permette a persone estranee di stringere legami indissolubili che solo la morte può sciogliere.

Come tutti i patti che si stringono tra persone, anche questa pratica presuppone tutta una serie di riti e di obblighi che servono a suggellare il patto intrapreso. I nove cori degli Angeli si svolgeva il giorno di Pasquetta che per consuetudine è chiamato “Lunedì dell’Angelo” in ricordo dell’apparizione dell’Angelo alle donne che si erano recate al Sepolcro nel giorno della Resurrezione di Cristo. L’espressione “Lunedì dell’Angelo”, diffusa in Italia, non appartiene al calendario liturgico della Chiesa cattolica, il quale lo indica come lunedì dell’Ottava di Pasqua. In quel giorno, due ragazze stringevano un patto che consisteva nel digiunare per nove anni consecutivi il giorno della Pasquetta, tanti quanti sono i cori angelici. Il beneficio che se ne ricavava era quello che alla morte di uno l’altro superstite si sarebbe adoperato a far partecipare al corteo funebre nove bambine vestite di bianco. Dopo i nove anni o “digiuni” il patto era ormai sancito e le ragazze diventavano “comari” per tutta la vita. In alcuni casi questo patto si poteva estendere ai figli morti prematuramente di una delle due contraenti. Se a morire era una donna non sposata o un bimbo piccolo, le bambine portavano dei cestini pieni di petali di rose bianche che venivano sparsi durante il corteo funebre. I nove bambini, canditi come la loro veste bianca, rappresentavano la purezza degli Angeli che accompagnavano l’anima del defunto. Erano nove, tanti quanti sono i cori degli Angeli, ossia la divisione in “schiere” o “cori” con cui vengono classificati gli angeli. Secondo i Padri della Chiesa gli Angeli si possono suddividere in tre Gerarchie, ognuna delle quali è divisa in tre Ordini differenti, che dalla loro riunione formano quello che si chiamano “I nove Cori degli Angeli”. La prima Gerarchia comprende Serafini, Cherubini Troni, la seconda Dominazioni, le Potenze e le Virtù, la terza Principati, Arcangeli e Angeli. Questa divisione si basa sui nomi di angeli che si rinvengono nelle Sacre Scritture. Tra le tante preghiere che la Chiesa dedica agli angeli, molto conosciuta è la “Corona angelica”, simile a un rosario, con la quale si pregano gli angeli di ogni gerarchia e si chiede loro di intercedere presso Dio per ottenere la grazia.

Antico funerale davanti alla chiesa Madre di Barrafranca

Ritornando al patto che i bambini stringevano nel giorno di pasquetta, questo dava la possibilità al futuro defunto di essere accompagnato, nel suo ultimo tragitto terreno, dalla preghiera e dalle litanie di anime candide che gli rendessero più agevole il trapasso nell’aldilà. Per capire il senso di tutto ciò, dobbiamo fare un passo indietro e ricordare alcune delle usanze funebri. Una di queste era quella di far partecipare al corteo funebre le orfanelle del paese. Difatti le suore accompagnavano, dietro richiesta, un nutrito gruppo di orfanelle vestite di nero, ricevendo in cambio l’elemosina. Le orfanelle s’impegnavano a pregare per l’anima del defunto. Più alta era la classe sociale del defunto, più nutrito era la schiera di persone che accompagnavano il corteo funebre, come il clero, i monaci, le orfanelle. Queste pratiche di pietà popolare nascono dalla convinzione secondo cui il trapasso nell’aldilà diventa più agevole con le preghiere di famigliari e di anime pure, come i bambini o le orfanelle. Nella cultura popolare siciliana i bambini e i poveri fungono da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti, una sorta di “trait d’union” dove i bambini o i poveri diventano il tramite con l’aldilà, agevolandone trapasso. Molti rituali siciliani hanno come protagonista i bambini, vedi le tradizioni del 2 novembre o i poveri che per la loro condizione, la purezza dei bambini e l’indigenza dei poveri, li avvicina a Dio. Inoltre il rituale della preghiera permettere all’anima del defunto di oltrepassare la soglia del Naturale ed elevarsi verso il Paradiso. Secondo i cristiani, infatti, l’anima della persona scomparsa si trova in Purgatorio finché non gli viene permesso di salire in Cielo. Oltre all’ascensione delle anime, le preghiere per i defunti servono anche per far sentire la vicinanza tra chi rimane in vita e la persona scomparsa.

Ringrazio la professoressa Maria Costa per avermi raccontato la sua esperienza e avermi stimolata alla ricerca di questa tradizione barrese e la signora Maria Stella Faraci per la concessione della foto (pubblicata anche nella pagina facebook BARRAFRANCA IN BIANCO E NERO). P.S Nella foto sono presenti oltre alle bambine vestite di bianco raffiguranti “I nove cori degli Angeli” e le orfanelle vestite di nero, alcuni personaggi del clero barrese di una volta: don Luigi Faraci e i francescani padre Agnello e padre Ludovico.

FONTI: Diego Aleo, Gaetano Vicari, La grande eredità. Viaggio attraverso le tradizioni della Settimana santa nel cuore della Sicilia, ristampa 2018; www.amordei.it; Fonti orali.

RITA BEVILACQUA

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