Sono 480 siti archeologici censiti e da tutelare in provincia di Enna

Sono 480 siti archeologici censiti e da tutelare in provincia di Enna

- in Enna




Una sorta di forziere pieno di monete d’oro ma dalla facile apertura. E’ così che si può definire il territorio della provincia di Enna da un punto di vista del rischio dei furti nei siti archeologici da parte dei “tombaroli”. Infatti in provincia di Enna ci sono ben 480 siti archeologici ufficialmente censiti dalle istituzioni preposte alla loro tutela ma tanti altri però non lo sono e quindi diventa ancora più difficile a controllare malgrado l’ottimo lavoro svolto negli anni dalle forze dell’ordine per recuperare beni trafugati (l’ultima in ordine di tempo l’operazione Persefone con oltre 200 reperti recuperati), illegalmente e messi poi in circolo sui mercati clandestini. Di questo annoso problema se ne è parlato giovedì scorso in un incontro dal titolo “Polizia di stato, i recuperi del patrimonio archeologico in provincia”, organizzato dai circoli di Sinciliantica di Enna e Piazza Armerina presieduti rispettivamente da Gaetano Marchiafava e Angela L’Episcopo in una suggestiva location come il cortile sottostante la torre Pisana all’interno del castello di Lombardia e che ha visto una numerosa partecipazione di persone. Tra i tanti presenti il sindaco del capoluogo Maurizio Dipietro che tra l’altro ha lodato la location dove si è svolta, come sito dove poter tenere incontri culturali in particolare nei mesi estivi, poi il dirigente della squadra Mobile della Questura Gabriele Presti, il comandante del nucleo provinciale radiomobile dei Carabinieri Francesco Zanchi e l’archeologo del Cnr Giacomo Biondi. Hanno fatto pervenire il loro saluto l’ex prefetto di Enna Fernando Guida e la moglie Cecilia Neri. Ad accentuare il numero di furti nei siti archeologici ci si mette anche la crisi economica che spinge tante persone a “cercare fortuna” in questa direzione. Tra i siti più “gettonati” sicuramente Montagna di Marzo insediamento a cavallo tra l’età ellenistica e quindi intorno al sesto secolo Avanti ed il tardo verso il terzo dopo cristo. Ma non sono da meno “visitati” Cozzo Matrice, Capodarso e tante altre ancora. “Non possiamo che complimentarci con le forze dell’ordine per l’ottimo lavoro svolto negli anni per recuperare tanti nostri tesori – ha commentato Gaetano Marchiafava – ma il nostro rimane lo stesso un territorio a forte rischio. Come Siciliantica siamo pronti a dare il nostro contributo affinchè si possa tutelare e proteggere il nostro immenso patrimonio archeologico”.
RICCARDO CACCAMO




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