Siciliani e Sicilianità – La BARONESSA DI CARINI

Siciliani e Sicilianità – La BARONESSA DI CARINI

Baronessa_di_CariniLa Sicilia, terra di sole e di mare, è la patria non solo di tanti personaggi illustri, ma d’innumerevoli storie e leggende. Fra le tante, quella che ha sempre attirato la mia curiosità è la storia della BERONESSA DI CARINI. Misto di storia e leggenda, la storia narra le vicende della baronessa Laura Lanza di Trabia (1529 – 4 dicembre 1563), figlia di Cesare Lanza di Trabia e di Lucrezia Gaetani che all’età di 14 anni andò in sposa a don Vincenzo La Grua-Talamanca, figlio del barone di Carini. Di grande bellezza e ottima famiglia, Laura era una ragazza contesa, in grado di dar lustro a molte delle famiglie locali. I migliori candidati del tempo erano i Vernagallo e La Grua-Talamaca.  Il 21 dicembre 1543 la giovanissima Laura sposò don Vincenzo, sebbene la simpatia e tenerezza che la ragazza provava verso Ludovico Vernagallo fossero note a tutti. Il matrimonio non turbò tuttavia il legame di amicizia tra le due famiglie, anche perché Ludovico era considerato di casa. Col tempo iniziarono, infatti, a emergere i primi contrasti tra i La Grua, i Lanza e i Vernagallo, conflitti che alimentarono insinuazioni e calunnie, portando inoltre a quel tragico evento per cui la storia della baronessa di Carini divenne in seguito leggenda. Stando ai racconti della tradizione, si narra che, in preda alla delusione per un matrimonio infelice e un marito che la trascurava, Particolare della maon insanguinata della Baronessa di Carinila donna, in realtà innamorata da sempre di Ludovico Vernagallo, abbia ceduto alla passione diventandone presto amante. Purtroppo scoperta sia dal marito sia dal padre, la donna venne da loro brutalmente uccisa. Sempre secondo la leggenda, l’omicidio avvenne in una stanza poi crollata e originariamente situata nell’ala ovest del castello in cui viveva la famiglia, lì dove la stessa leggenda vuole che su una parete sia rimasta per lungo tempo l’impronta insanguinata della baronessa. I documenti che si riferiscono a questa vicenda confermano in parte la leggenda. Di alcune carte conservate negli archivi di Carini, fa parte la comunicazione che l’allora Viceré di Sicilia fece alla Corte di Spagna di un omicidio appena avvenuto: Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, aveva ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo. Inoltre, conservati nell’archivio della Chiesa Madre di Carini, vi è anche l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre del 1563, insieme con quello di Ludovico. Non esiste invece alcun documento certo che attesti che tra i due giovani vi fosse in realtà un rapporto molto più che amichevole. Secondo alcuni storici, Cesare Lanza di Trabia avrebbe ucciso con la complicità del genero la figlia Laura e, attraverso dei sicari, anche Ludovico Vernagallo, colpevoli di aver leso con il loro tradimento l’onore della famiglia. Informati da un frate del vicino convento della storia d’amore tra Laura e Ludovico, il padre e il marito della sposa preparano l’omicidio: il frate spione, accorgendosi dell’ennesimo incontro dei due amanti, avvertì don Cesare che corse a Carini accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, fece circondare il castello per evitare che i due amanti tentassero la fuga, irruppe nella stanza e, sorprendendoli, li uccise. Saputo del delitto, il viceré applicò la legge prevista per il reato: bandì Cesare Lanza e il barone di Carini, i cui beni furono confiscati.Castello di Carini Don Cesare si rivolse allora a re Filippo II, appellandosi alle norme allora in vigore concernente gli omicidi in caso di adulterio, per cui ai tempi la legge non puniva chi commetteva un omicidio contro due adulteri colti in flagrante, don Cesare chiese il perdono al sovrano e lo ottenne, e insieme con quello, riebbe anche le sue terre. Altri invece sostengono che fu il marito don Vincenzo a uccidere la moglie, rea di averlo tradito e il padre si sarebbe solo autoaccusato dell’assassinio, perché la legge del “delitto d’onore” permetteva al padre che avesse trovato la figlia adultera in “flagranza” di ucciderla. Dopo quasi 450 anni dal misterioso delitto, nel febbraio 2010 il Comune di Carini ha incaricato un pool di esperti d’indagare sul caso della Baronessa e di trovare il vero colpevole. Che il mistero sulla morte della Baronessa trovi una soluzione o meno, la leggenda sulla vita della povera giovane continuerà ad alimentare il patrimonio delle tradizioni di Palermo. Ancora oggi, insieme ai vari aneddoti che accompagnano questa triste storia di amore, lotte e morte, si narra, infatti, che in una delle metope del torrione principale, proprio in quell’ala ovest del castello poi crollata in cui si svolse il crimine, vi sia scolpita una manina e che il fantasma di Donna Laura si aggiri ancora per il castello, in cerca di quella pace che non poté conquistare in vita.

palermo musso5baronessa-di-carini 640Tanti i cantastorie siciliani che hanno cantato e portato in giro le vicende della sfortunata baronessa. Riportiamo la prima strofa del poemetto  “LA BARUNISSA DI CARINI” Canto popolare di Anonimo del secolo XVII, cantato dai cantastorie:

I
Chianci Palermu, chianci Siracusa
Carini c’e’ lu luttu ad ogni casa…
cu’ la purtau sta nova dulurusa
mai paci possa aviri a la so’ casa
aju la mente mia tantu cunfusa
lu core abbunna… lu sangu stravasa.
Vurria na canzunedda rispittusa…
chiancissi la culonna a la me’ casa;
La megghiu stidda chi rideva in celu,
anima senza cappottu  e senza velu
La megghiu stidda di li Serafini…
povira Barunissa di Carini !…

Rita Bevilacqua

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