Continuano a suscitare molto interesse gli eventi di formazione organizzati dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Enna in collaborazione con la Chirurgia generale dell’Umberto I. Il secondo, di un ciclo di eventi, che termineranno nei primi mesi del 2024, è stato intitolato: “Tumori del colon-retto: dal percorso di diagnosi, alla cura, ai bisogni dei pazienti”, si è tenuto nei giorni passati. Il ciclo di incontri vedrà come argomenti: il carcinoma dello stomaco, del colon-retto; del fegato e delle vie biliari e, infine, il carcinoma del pancreas e le lesioni benigne e neuroendocrine del pancreas e hanno l’intenzione di mettere in rete i medici ospedalieri con i medici del territorio per migliorare il servizio ai pazienti che dovranno fare i conti con queste patologie. Tornando al focus dell’incontro, l’adenocarcinoma del colon-retto è il tumore maligno più frequente originato dal colon; l’incidenza stimata nella popolazione complessiva: Il colon-retto è il secondo tumore maligno con maggiore incidenza stimata sulla popolazione: (48.100 nuovi casi; è il secondo tumore negli uomini, dopo quello della prostata, seguito da quello della vescica. Nelle donne è il secondo dopo quello del seno, seguito dal carcinoma della tiroide e dell’endometrio. I fattori di rischio cosiddetti modificabili sono: il consumo eccessivo di carni rosse e insaccati, di farine e zuccheri raffinati, il sovrappeso e l’obesità, la sedentarietà, il fumo, il consumo di alcol. Per tali cause nel 2019 sono morte 4.450.000 persone, in tutto il mondo. In Italia circa il 45,2 per cento dei morti per neoplasia sono attribuibili a fattori modificabili, secondo le stime del Global Burden of Disease Study 2019 – Lancet nel 2020. Altri fattori non modificabili sono le malattie infiammatorie quali il Crohn e RCU, e le forme ereditarie come la S. di Lynch e la FAP. “Un alleato insostituibile, anche in questa patologia oncologica – com’è chiaramente emerso durante l’evento formativo – è lo screening”. Il principale test di screening utilizzato in Italia per il tumore al colon-retto è il test del sangue occulto nelle feci, eseguito ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni. Infatti il 90 per cento delle persone si ammala dopo i 50 anni. La ricerca del sangue occulto fecale (RSOF) e la rettosigmoidoscopia (RSS), restano infatti due test di provata efficacia nel ridurre la mortalità per CRC di circa il 22% ed il 28% rispettivamente, rispetto a chi non esegua il test. Se l’esito è positivo è necessario passare al secondo step ovvero la colonscopia. In merito è stata evidenziata – nel confronto tra i medici relatori e i colleghi medici in sala – la necessità di aumentare l’offerta endoscopica nell’ennese, così come più in generale in Sicilia. Questo comporterebbe effetti positivi per la popolazione e nello stesso tempo ridurrebbe i costi a carico dei pazienti e del sistema sanitario nazionale. Ma per una qualche ragione le Aziende Sanitaria non investono sul tema, quando sarebbe importante fare il contrario. A Enna, ad esempio, è difficile reperire i dati per calcolare il grado di incidenza del tumore del colon retto nel territorio, ha commentato il primario di Chirurgia, il medico Danilo Centonze presidente del corso. E dunque è emersa in modo lampante l’importanza di andare oltre le difficoltà oggettive del sistema facendo rete tra colleghi di diverse discipline per meglio indirizzare e seguire i pazienti affetti da tale patologia. A riguardo il presidente Renato Mancuso, ha testimoniato con la sua diretta esperienza, in qualità di primario di Chirurgia, quando gli stessi chirurghi in reparto si occupavano di endoscopia. La parte pratica del corso, che si è colorato di emozioni, a conclusione è stato a cura dell’infermiera professionale Giuseppa Calascibetta che si occupa dell’ambulatorio delle stomie intestinali, la stessa ha spiegato come mettere e gestire queste ultime e ha portato con sé una paziente con una stomia permanente che ha testimoniato la sua esperienza personale e come il supporto ricevuto in reparto le ha di recente concesso di ritornare a una vita quasi normale. L’idea di questi eventi, oltre ad affrontare nello specifico le tematiche oncologiche prescelte, è dunque quella di rendere collaborativi i medici che operano sul territorio con i medici ospedalieri (in particolar modo quelli dell’ospedale Umberto I), determinando una migliore resa per i pazienti. Durante l’incontro sono state illustrate le tecniche adoperate, dei casi seguiti e le ultime ricerche in materia. È stato inoltre sottolineato come presso la Chirurgia dell’Umberto I di Enna le tecniche adoperate sono soprattutto quelle mini-invasive, dunque in laparoscopica per velocizzare i tempi di guarigione del paziente, però ogni caso ha una storia clinica a sé. Gli eventi formativi che proseguiranno nel 2024, sono volti al dialogo e al coinvolgimento di tutte le figure necessarie al paziente oncologico: dal medico di medicina generale, alla chirurgia oncologica e all’Oncologia, fino ad arrivare al supporto nutrizionale. I relatori che si sono susseguiti al secondo appuntamento sono stati: il direttore del corso il presidente dell’OMCeO, dottore Renato Mancuso; il responsabile scientifico Danilo Centonze, primario della Chirurgia generale di Enna e i medici: Giuseppe Caputo, Debora Di Dio, Paolo Di Mattia, Carla Linguanti, Andrea Privitera, Daniela Sambataro, Linda Scarpello, Chiara Toscano. GAETANO MILINO
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