È quella raccontata da don Luigi Sansone, parroco dell’Itria di Barrafranca. Il presbitero barrese ha scritto una lettera attraverso la quale evidenzia tutte le manchevolezze dell’ospedale “Umberto “I di Enna”. “A conclusione di una esperienza – scrive Padre Sansone – presso l’azienda sanitaria di Enna, registro un disappunto rispetto al servizio offerto. Esperienza di degenza? No esperienza di sopravvivenza! Sono i risultati dei tagli alla sanità o incapacità gestionale? L’accoglienza al pronto soccorso è da brividi: ingolfato, intasato, di difficile reperimento una barella”. “All’interno – si legge nello stesso documento di don Luigi Sansone – gli spazi non percorribili, le barelle e le sedie a rotelle si susseguono senza sosta da coprire interamente il colore del pavimento. Barella e/o permanenza in sedia a rotelle, che diventa “residenziale” per almeno 48 ore con un sottofondo di lamenti, abbandoni, ed incertezze per il passaggio al reparto. Speranza mortificata per chi colpito dalla sofferenza pensa di trovare sollievo, e sale la paura che non ci siano soluzioni! Luogo devastato dal dolore”. Padre Sansone aggiunge: “Scene i cui protagonisti: operatori, pazienti e parenti, creano un mix di tensione esplosiva. Gli operatori che non sono nelle condizioni di poter lavorare, i malcapitati doppiamente sfortunati che non sanno di quale morte devono morire, e i parenti preoccupati senza prospettive di soluzione con i nervi a fior di pelle. Tensione che si taglia col coltello, tanto che i carabinieri per due sere consecutive, durante la mia assistenziale permanenza, lì a dover calmare gli animi e sedare possibili rischi di esplosione violenta”. Nella stessa lettera si legge ancora: “E quando finalmente si passa ad avere il posto letto in reparto, iniziano altri disagi: la deficienza di coperte, termostati non funzionanti, pasti che non invitano all’appetito. Lenzuola strappate e bucate che sanno di luogo abbandonato a se stesso, di cui non ci si prende cura. L’immagine ne resta fortemente compromessa. Un solo operatore socio sanitario che non riesce a dare risposta alle cura della persona e alla relativa igiene intima”. Don Luigi Sansone continua: “La causa di quanto sopra sperimentato in prima persona, mi chiedo, è dovuto ai tagli di cui tanto si sente nello spazio di interventi oggi così comuni in fase di finanziaria o ad una insana gestione? Difatti il disagio è evidente, e l’inefficienza anche! Non si può essere estranei a quanto succede. Non dire nulla è tradire se stessi”. Padre Luigi Sansone si domanda: “Impossibile avere una sanità degna di questo nome? Cosa non consente accogliere sofferenze e restituire speranza? Abbiamo urgente bisogno di far resuscitare la speranza nel nostro nosocomio di Enna”. Il parroco dell’Itria di Barrafranca don Luigi Sansone conclude: “Un appello infine alla conferenza dei sindaci, guardiani dei bisogni sociosanitari delle nostre comunità e in sinergia con le forze competenti e direttamente chiamati alla responsabilità del presidio sanitario, sappiano corrispondere alle domande e alle attese inerenti alle esigenze di salute della popolazione della provincia. Attendiamo fiduciosi!”. GAETANO MILINO
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