Un recente dipinto dell’affermato artista Francesco Guadagnuolo, originario di Caltanissetta che vive tra Roma e New York:, per ricordare le corse della Formula 1 al lago Pergusa in provincia di Enna.
«Ho voluto dedicare un mio dipinto all’Autodromo di Pergusa, un’eccellenza che tanto lustro ha dato negli anni passati alla Sicilia.- spiega in in’intervista lartista- Al momento, Pergusa e il suo Lago sono gravati di una malinconica condizione che forse non può ritornare più. Quello che all’epoca era il Lago, un luogo piacevole di aspirazione sportiva e rappresentazione ambientale con tutta la sua biodiversità, si è convertito in una distesa secca trasformata ad esiguo fango-acqua acquitrinosa. Ricordo a quel tempo l’autodromo con il “Gran Premio del Mediterraneo” ha accolto molteplici eventi nazionali e internazionali. La pista si articolava lungo il perimetro del Lago, ed era rappresentato da rettilinei e stringimenti molto pericolosi. I luoghi determinati più scenografici del circuito apparivano tre delle complessive variazioni, si chiamavano: “Proserpina”, “Pineta” e “Zagaria” che obbligavano i piloti a rallentamenti vitali e destrezza nelle alternanze direzionali. Il primo torneo delle monoposto si ebbe nel 1962 con la vittoria di Lorenzo Bandini su Ferrari, dopo un appassionante duello con Giancarlo Baghetti della stessa squadra. In tale epoca il circuito incontrò le imprese indimenticabili dei più grandi fuoriclasse di quel tempo, da Steward, Icks, Arnoux, Rindt, Regazzoni, Alboreto a tanti altri. Le corse durarono sino al 2003. Ho voluto dedicare questo dipinto all’autodromo, come lo ricordo, essendo appassionato di corse mi legava ancor di più al veloce anello che correva intorno al Lago Pergusa, essendo diventato una pista più importante da Roma in giù dove arrivavano un gran numero di appassionati per assistere alle gare attorno al Lago. Nell’incantevole apparato scenico del “Gran Premio del Mediterraneo” del 1962, in quegli anni, il Lago rimandava la vivacità del luogo, dando vita ad un ambiente affascinante per le competizioni delle gare di Formula 1».
Guadagnuolo, da impegnato attento osservatore del mondo reale, sceglie di ritrarre la corsa automobilista con un’auto di Formula 1 in prima linea (frontale) e non di profilo: riesce in questa forma a restituire il fine della gara di velocità tanto amata, ma tanto più naturale per la bellezza del luogo. L’auto da corsa sembra convogliare tutto il suo movimento in prossimità di chi osserva il quadro, ponendo lo spettatore nel mezzo della competizione medesima.
Conclude Guadagnuolo: «Al centro del paesaggio ho rappresentato il Lago, risalta la resa atmosferica che concorre a dare vita al mio stato d’animo emozionale. La luminosità riporta qualunque tratto del luogo in uno scenario impegnato di natura. Non c’è geometria prospettica, mi sono servito di differenti rilevatori spaziali, una sorta di prospettiva aerea da consentire di fondare la percezione di lontananza e vicinanza. La percezione di lontananza è data dal Lago nella parte inferiore, mentre la parte superiore è data dall’Autodromo con, in primo piano, la corsa della Formula 1. Tutta l’opera è caratterizzata delle linee orizzontali e da colori tenui armonizzati nell’impianto crepuscolare da fare uscire ogni splendore del Lago, quasi vien voglia d’immergersi all’interno dell’opera per viverla di ogni contenuto tramandando un sentore di pacatezza ed estasi».