BARRAFRANCA. La scultrice italo tedesca Linda Edelhoff incanta gli amanti dell’arte con le sue opere.

BARRAFRANCA. La scultrice italo tedesca Linda Edelhoff incanta gli amanti dell’arte con le sue opere.

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Linda Edelhoff è una scultrice italotedesca, nata a Iserlhon nel 1975. Laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti è attualmente insegnate di discipline plastiche. Terminati gli studi apprende presso laboratori specializzati le tecniche del restauro, della scultura e del dipinto. Stilisticamente parlando, la scultura di Linda Edelhoff parte da una sorta di iperrealismo che sfocia poi nell’immaginario fantasy. Le sue sculture sono minuziosamente studiate nei particolari e nulla è lasciato al caso. Linda Edelhoff predilige la terracotta, ma si avvale anche di resine, stucchi, cemento e stoffe per arricchire la texture dei suoi lavori. Questo linguaggio materico così variegato permette a Linda Edelhoff di esprimere più drammaticamente il suo ego, il suo vissuto e la sua visione. Le sculture di Linda Edelhoff colpiscono per una particolarità, una sorta di marchio di fabbrica, un logotipo distintivo che incuriosisce inevitabilmente chi le osserva: rane e rospi si poggiano pigri e morbidi sul capo, sulle spalle, sulle labbra, sui corpi femminili e androgini. La rana piccola e fragile si muove agile nell’acqua, mentre fuori dal suo stagno salta goffamente. Ferma o di passaggio, seduta o pronta al balzo sembra essere comunque in continua interazione con chi la sorregge tra le mani. Il Rospo che con lentezza ma inesorabile si muove in cerca di un contatto a “fior di labbra”. L’arte di Linda Edelhoff non nasce a tavolino ma è un divenire emozionale di creatività che solo in un secondo momento diventa progettuale. Una cura per i dettagli che attinge dalla scuola iperrealista per tradursi poi in una forma stilistica di matrice neo-simbolista per raccontare a chi vuole ascoltare l’amore universale. La sua ultima opera racchiude i sentimenti umani più profondi nel volto di Papa Francesco che ha ispirato la scultrice nel momento in cui da solo, nelle strade deserte di Roma, portando sulle spalle il dolore dell’intero genere umano, si è recato a pregare per la fine della pandemia davanti al crocefisso miracoloso custodito nella chiesa di San Marcellino al Corso. Il mezzo busto, più grande rispetto alla corporatura reale, comunica tutta la dolcezza di una carezza, la consolazione di un sorriso, la tenerezza di uno sguardo. GAETANO MILINO

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