Siciliani e Sicilianità-“Attìa di l’ovu” esclamazione siciliana utilizzata dai padroni per richiamare al dovere i contadini

Siciliani e Sicilianità-“Attìa di l’ovu” esclamazione siciliana utilizzata dai padroni per richiamare al dovere i contadini

Anni addietro parlando con alcuni anziani del mio paese (Barrafranca-EN) venni a conoscenza della storia di come i famigerati fratelli Benedetto e Raffaele Vasapolli, sacerdoti barresi di dubbia moralità, richiamavano al dovere i loro contadini. Avevano l’abitudine di scegliere personalmente “gli umini ppi la campagna”, seguendoli nei lavori dei campi. Spesso per richiamarli al dovere esclamavano: “Attìa di l’ovu”. Questo perché avevano l’abitudine di chiamare in disparte, uno per volta, i contadini e di offrirgli un uovo sodo dicendo: “Quest’uovo è per te, perché sei stato bravo. Però non dirlo agli altri, perché proverebbero invidia”. Così i contadini, all’insaputa l’uno degli altri, mangiavano l’uovo sodo guardandosi bene di non farne parola. In questo modo i padroni potevano controllarli meglio poichè, appena rallentavano nel lavoro dei campi, gridavano appunto “Attìa di l’ovu”. E siccome tutti avevano mangiato l’uovo, tutti riprendevano a lavorare più velocemente poiché il padrone li controllava. 

(Immagine presente nel romanzo “I fratelli Vasapolli” di Sarda

Questo racconto è riportato anche dal barrese professore Benito Sarda nel suo romanzo storico “I fratelli Vasapolli”. Egli scrive: «- Attìa di l’ovu! E il grido di ammonimento si diffondeva in lontananza per raggiungere tutti i contadini che lavoravano anche nella vallata».

Contadini che lavorano nei campi (immagine del web)

Tale vicenda, che a Barrafranca (EN) ha come protagonisti i fratelli Vasapolli, è conosciuta in tutta la Sicilia e ha come protagonisti campieri o proprietari terrieri che, per sfruttare al massimo il lavoro dei contadini, inventarono l’esclamazione “Attìa di l’ovu”, che tradotto in italiano diventa “A te dell’uovo”

Siamo nella Sicilia di fine Ottocento, primi del Novecento, dove le terre erano di proprietà di famiglie senza scrupoli che, pur di sfruttare al massimo la manovalanza contadina, le inventavano tutte. Per il siciliano “Attìa” è un richiamo che si usa verso persone inferiori o più piccole e viene usato per richiamare al dovere chi ha ricevuto un favore e sembra averlo dimenticato.

FONTI: Benito Sarda, I fratelli Vasapolli, 2ª edizione, Edizioni Terzo Millennio, 2001; Fonti orali di anziani barresi; http://www.lavalledeitempli.net; https://www.ilvomere.it.

Rita Bevilacqua

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