FEBBRAIO- senso e significato del secondo mese dell’anno

FEBBRAIO- senso e significato del secondo mese dell’anno

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FEBBRAIO è il secondo mese dell’anno nel calendario giuliano e gregoriano, di ventotto giorni (ventinove negli anni bisestili), mentre nel calendario romano arcaico (prima del sec. II a.C.) era l’ultimo mese dell’anno.

Il termine Febbraio deriva dal latino Februarius (derivato da februus, cioè “purificante”) ed era dedicato al dio Februus, identificato con Lupercus, Faunus e tardivamente con Dis Pater, il dio del regno dei morti. Nel corso del mese avvenivano le Februa, le Purificazioni. Februus era per gli Etruschi il dio della morte e della purificazione. Passò poi nella mitologia romana, il nome fu modificato in Febris, dea della febbre e guaritrice della malaria. I Februalia, le festività a lui associate, coincidevano con i Lupercalia, dedicati al dio Fauno e alla dea Febris, e per questo motivo le tre divinità vennero in seguito spesso confuse.
Nell’antica Roma, intorno al 15 febbraio, i romani rendevano omaggio al dio della fecondità Lupercus o Luperca, secondo il mito moglie del pastore Faustolo e poi paredra (divinità associata ad un’altra) di Luperco, antico dio latino collegato con il lupo sacro a Marte. I festeggiamenti erano chiamati “Lupercali”. La festa si svolgeva innanzi al Lupercale, sacra grotta ai piedi dell’altura del Germalo sul lato SO del Palatino dove, all’ombra di un fico (Ficus ruminalis), Faustolo avrebbe rinvenuto i gemelli Romolo e Remo allattati da una lupa.

Questo culto pagano fu poi sostituito dalla cristiana festa di San Valentino il 14 febbraio.
Con l’avvento del Cristianesimo l’eco di questi culti sembra sopravvivere per giustapposizione nel culto di Santa Febronia, inizialmente venerata il 14 febbraio, poi spostata al giorno del Dies Natalis, il 25 giugno.

In questo mese anche i Celti con la loro festa di Imbolc, dedicata a Brigit, dea della luce e del fuoco, festeggiavano la fine dell’inverno e il ritorno della luce, della purificazione e della fecondità. Imbolc  significa “in grembo” o “nel latte” indicando il momento in cui gli animali da gregge stanno per dare alla luce i loro piccoli e stanno per produrre il latte. Durante la festività si onorava la dea Brigit, la triplice dea del cambiamento e del fuoco, raffigurata, appunto, come fanciulla vergine, madre feconda e anziana, a rappresentare le 3 fasi e manifestazioni della natura che ritorna alla vita dopo la morte invernale.

Con l’avvento del Cristianesimo, fu Papa Gelasio I (pontificato 492-496) ad abolire, con un trattato teologico, i Lupercali assieme alla “Februatio”, sostituendo queste feste di purificazione della città di Roma con quella di purificazione di Maria. Così il concetto di “purificare” passò nella festa cattolica del 2 febbraio, conosciuta come la CANDELORA. Il suo nome viene dal latino: “festa candelorum” (festa delle candele) ed evoca le torce che si portavano in processione poi sostituite dalle candele benedette. Queste venivano conservate in casa accese, sia per illuminare che per allontanare il male. Ma anche per la protezione del focolare e per propiziare buoni raccolti.

Insieme alla luce si festeggia anche la Purificazione, la Prosperità e la Fecondità. Nel VII secolo la chiesa riprese la festa celebrata dagli ebrei fin dal IV sec. ossia la “Presentazione di Gesù al Tempio”. La presentazione del neonato al tempio e la conseguente purificazione, doveva avvenire quaranta giorni dopo la nascita. Le madri ebree dovevano purificarsi poiché contaminate dal parto. Difatti fino all’800 anche nelle chiese cattoliche le puerpere non potevano entrare in chiesa senza una specifica benedizione.

In questo giorno di festa della Candelora, nelle Chiese si benedicono le candele per ricordare che Gesù è la luce del mondo, candele che i fedeli portano a casa.

Rita Bevilacqua

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