Il prossimo martedì, 24 gennaio, ore 19,30, alla Tommy’s Wine Enoteca, nell’ambito degli appuntamenti “A cena con…” il giornalista , vice direttore di Antimafia 2000, presenta il suo ultimo libro “Suicidate Attilio Manca”. Imprimatur Editore, prefazione di Don Luigi Ciotti.
Baldo, che già con il collega Giorgio Bongiovanni è autore de “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”, nel suo lavoro racconta dell’urologo, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, che avrebbe partecipato all’intervento del boss Bernardo Provenzano. Il 12 febbraio 2004 il medico vene trovato morto a Viterbo, in un appartamento di via Monteverdi. Per la Procura sì’ è trattato di un suicidio .A causarne la morte, come accertato dall’autopsia, l’effetto combinato di tre sostanze, presenti nel sangue e nelle urine di Attilio: alcolici, eroina e Diazepam (il principio attivo contenuto nel sedativo Tranquirit). Sul suo braccio sinistro i segni di due iniezioni. Ma Attilio Manca è un mancino puro. Non fa uso di droghe e, principalmente, ha alcun motivo per suicidarsi.
E soprattutto dietro alla sua morte si intravede l’ombra di Cosa nostra. Il giovane urologo, specializzato nella tecnica laparoscopica, potrebbe aver assistito proprio a quell’intervento alla prostata al quale, nel 2003, era stato sottoposto Bernardo Provenzano in una clinica di Marsiglia, o quanto meno potrebbe averlo visitato prima o dopo l’intervento. Uccidendo il dottor Manca il boss di Corleone si sarebbe così liberato di un pericoloso testimone di quella trasferta. A distanza di più di 10 anni il mistero è rimasto intatto. Sullo sfondo si intravedono gli apparati deviati di uno Stato che non ha alcun interesse a fare luce su questa strana morte. Dietro le quinte si muovono anche quegli ambienti “ibridi” di Barcellona Pozzo di Gotto, da sempre crocevia di trame oscure di mafia e massoneria. Di contraltare ci sono due genitori ed un fratello che non hanno mai creduto alla tesi del suicidio e che da anni si battono per avere giustizia assieme a due indomiti avvocati come Fabio Repici e l’ex pm Antonio Ingroia. Ed è insieme a loro che inizia così un lungo viaggio alla ricerca della verità. Che fin da subito appare irto e pieno di insidie. Ripercorrendo le tappe salienti del caso, rileggendo le carte giudiziarie e riascoltando le loro testimonianze si intravede una debole luce in fondo al tunnel. Che indica la via da seguire per ottenere una volta per tutte giustizia e verità.