Apertura della porta Santa

Apertura della porta Santa

- in Barrafranca

E’ stata aperta la Porta Santa a Barrafranca nella chiesa del Sacro Cuore alla presenza del vescovo Rosario Gisana. A partecipare i fedeli delle comunità parrocchiali con una processione che dalla chiesa Madre a arrivata al Sacro Cuore.

Questa la riflessione di Don Giacinto Magro sull’apertura della Porta Santa nell’Anno della Misericordia.
La Porta Santa è legata al giubileo e il rito più conosciuto del Giubileo è proprio l’apertura della porta. Il rito della porta santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un “percorso straordinario” verso la salvezza. L’inizio ufficiale del Giubileo avviene con l’apertura della porta santa della basilica di San Pietro. Le porte sante delle altre basiliche vengono aperte nei giorni successivi. In passato la porta veniva smurata parzialmente prima della celebrazione, lasciando un diaframma che il Papa rompeva con un martelletto; quindi gli operai completavano la demolizione. In occasione del Giubileo del 2000, invece, il papa Giovanni Paolo II ha introdotto un rito più semplice e immediato: il muro è stato rimosso in anticipo lasciando solo la porta chiusa, che il papa ha aperto spingendo i battenti. Le porte sante rimangono aperte (a parte la normale chiusura notturna) fino al termine dell’Anno santo, quindi vengono murate di nuovo. Sempre in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Papa Francesco ha concesso l’apertura della porta santa anche nelle Chiese Cattedrali e ha concesso agli episcopi locali di individuarne anche altre in luoghi significativi per i fedeli. Egli inoltre a introdotto la modalità di estendere la possibilità ai vescovi di aprire porte sante le più diverse, ma spingendo ad aprire porte sante esistenziali. Questo è possibile recuperando il significato proprio della porta, immagine di Cristo, è luogo di transito verso il bene (Giovanni 10, 9; 10, 1; Matteo 16, 19). La porta giubilare è Cristo stesso che introduce nella città celeste, che perdona le colpe e rimette le pene. Nell’Antico Testamento il profeta Ezechiele (46, 1-3) afferma che la porta è il luogo attraverso il quale l’uomo passa per incontrare Dio. Detto questo la porta vera è Cristo, ma Egli si identifica con l’altro con i poveri con i carcerati con ogni uomo infatti dice: “Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me” Mt 25,40 quindi egli identifica se stesso con ogni altro , ogni prossimo. Ecco perché Papa Francesco ha dichiarato che ogni porta di carcere è giubilare, la porta della Caritas della diocesi di Roma. Il nostro vescovo Rosario Gisana di incontrarci lì per ascoltare e vivere momenti di incontro fra noi per imparare ad attraversare, nell’incontro con l’altro la porta che è Gesù ed in Lui attraversare l’incontro con il Padre. Infatti la tenda è simbolicamente Cristo che è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr. Sir 24,9-12 e Gv 1,14). L’indulgenza è uno degli elementi costitutivi dell’evento giubilare. In essa si manifesta la pienezza della misericordia del Padre che viene incontro a tutti con il suo amore. Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario, papa Francesco spiega il senso dell’indulgenza. “Noi tutti – scrive il Pontefice – facciamo esperienza del peccato. Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato. (…) Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati”. Il Papa ricorda che “nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati”. Eppure “l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo (la Chiesa,) raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato”. Di fatto, con l’indulgenza, al peccatore pentito è condonata la pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa (con la Confessione). Pertanto lì si fa esperienza di Dio facendo l’esperienza dell’ascolto, della condivisione , dell’incontro tra fratelli per essere il nuovo popolo di Dio, il Corpo di Gesù.

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