Il Salotto artistico-letterario “Civico 49” ricorda la figura di scrittore del professore Benito Sarda.

Il Salotto artistico-letterario “Civico 49” ricorda la figura di scrittore del professore Benito Sarda.

- in Barrafranca, Civico 49
Bobò Centonze e Gaetano Vicari

Nella riunione di giovedì 20 settembre 2018 il Salotto artistico-letterario “Civico 49” di Barrafranca (EN) ha ricordato il compianto professor Benito Sarda. Non barrese di origine ma di adozione, il Salotto ha voluto rievocarne la figura di scrittore e letterato, attraverso la presentazione delle sue opere, spiegate e commentate da Bobò Centonze. Presenti alla riunione, oltre ai soci, la moglie, i figli e alcuni nipoti del compianto professore.

Benito Sarda nacque il 13 agosto del 1937 a Palermo. Ancora piccolo si trasferì con la famiglia a Barrafranca, dove frequentò le scuole elementari e medie, proseguendo gli studi superiori per due anni a Piazza Armerina e poi a Caltanissetta, dove conseguì il diploma magistrale. Ebbe le prime esperienze d’insegnamento nella caserma Scianna durante gli studi universitari compiuti a Palermo, dove conseguì nel 1967 la laurea in Pedagogia. Durante questo periodo di studi si svegliò il suo estro di scrittore, manifestato nella sua prima opera dal titolo “La Cicala”, raccolta di satire dal sapore goliardico e clandestino, i cui soggetti di sberleffa furono i docenti universitari che non apprezzarono tale vena satirica, tanto da ostacolarne i regolari corsi di studio. La sua indole comica e satirica, unita spesso a insolite posizioni politiche, lo rese da una parte apprezzato e simpatico, dall’altra non sempre disposto alla mediazione.

Lo scrittore Benito Sarda

«Evidenziò il suo estro satirico- spiega Bobò Centonze- nell’opera “Microbi”, dove descrisse la vita militare in chiave di humor, di teatro d’avanguardia richiamando “Rinoceros” o “La cantatrice chauve” di Ionesco. Il suo colonnello è un rinoceronte che tutti temono, ma che tutti non vedono, basta evocarlo per incutere timore. Nel saggio troviamo Benito- continua il Centonze-  come un plautiano “Miles gloriosus” perchè è l’unico ad aiutare un disadattato beffato dalla leva e dai compagni che lo apostrofano, come le altre reclute,  “Microbi”».

Dopo queste esperienze, nel 1967 ritornò a Barrafranca, iniziando la carriera d’insegnante di Lettere presso la scuola Media Verga. Nel 1969 si sposò con Lucia Gagliano, dalla quale ha avuto quattro figli. Sono anni d’intensa attività letteraria, imperniata di satira e ironia, penetrando nel sistema socio-culturale di Barrafranca, analizzando personaggi e macchiette del paese, come avviene nel “Don Camilli e Pepponi a Barrafranca negli anni cinquanta”. I personaggi sono descritti in senso satirico, tra il comico e l’eroico. Non meno clemente fu la sua satira politica espressa nel saggio “La democrazia degli animali” dove l’autore avvicina le vicende politiche alla zoologia e all’etologia: chi è l’impiegato postale con timbri e con lettere? E’ un ippopotamo, incapace di guardare al pubblico e in attesa… timbra! La sua satira continua in “Gli animali liberal- progressisti” che richiama l’opera in precedenza menzionata.

La signora Lucia Gagliano vedova Sarda

Il Sarda si cala nelle vicende storiche di Barrafranca nell’opera “Il brigante Salamone” (1998) e “I fratelli Vasapolli” (2001). Nella prima opera Sarda descrive le vicende del barrese Giuseppe Salamone, da tutti conosciuto come il brigante Salamone. Qui troviamo un Sarda padrone di un periodare semplice e di un linguaggio che si allontana dagli schemi rigidi dello storico e dell’archivista, legati a una logica e a un linguaggio spesso artefatto. Nell’opera “I fratelli Vasapolli” l’autore riporta l’astuzia spregiudicata dei fratelli Vasapolli e della sorella ingenua: fratelli preti e sorella monaca che ingannano il vescovo di Piazza Armerina. Il Sarda rivela tutta la sua maturità nel saggio “Un’infanzia ritrovata” (2001) e nel romanzo “Esuli, figli di Eva” (2007), nel quale troviamo il filosofo religioso latente che vuole spiegare i grandi misteri della vita e le colpe espiate ma non commesse. «Con il sorriso e con la satira-conclude il suo intervento Bobò Centonze- si può dire tutto e a memoria di Quintiliano “Satura tota nostra est” perché solo i latini e i mediterranei possediamo questa virtù di trasmettere la verità col sorriso e il prof. Benito Sarda della cultura latina ne ha fatto un suo strumento di vita, anche quando seppe traslare un suo avvenimento triste in un Diploma di Laurea in Grafologia conseguito a Urbino nel 1990.»

La famiglia Sarda con Bobò Centonze e Gaetano Vicari

Emozionata  e commossa, la signora Lucia ha ricordato alcuni momenti trascorsi assieme al compianto marito, mentre uno dei figli ha recitato una poesia composta da lui in onore del padre. Inoltre la famiglia Sarda  ha ringraziato il Salotto per la sensibilità e l’impegno dimostrato nel rievocare l’opera letteraria del loro congiunto.

Al termine, Vicari ha donato agli ospiti un libro come ricordo dell’evento. Sotto le foto delle copertine dei libri di Benito Sarda. (Fonti: Bobò Centonze e Gaetano Vicari.)

Rita Bevilacqua

 

 

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