PIETRAPERZIA. Presentato il volume “Di Notte…le stelle”.

PIETRAPERZIA. Presentato il volume “Di Notte…le stelle”.

- in Pietraperzia
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PIETRAPERZIA. L’opera, della professoressa Filippa La Porta, racconta la vita di Faisal Igala, originario del Ghana. Lui era arrivato in Italia con un barcone. Accusato di omicidio plurimo aggravato, era stato condannato, in primo grado, a 14 anni di carcere. In appello era stato assolto per non avere commesso il fatto. Secondo l’accusa, lui avrebbe buttato in mare dal barcone, alcuni immigrati che sono annegati. Al tavolo della presidenza lo stesso Faisal, il suo difensore, l’avvocato Andrea Di Salvo, Filippa La Porta e la moderatrice, l’insegnate Rosalba Candolfo.  In sala anche gli assessori comunali Chiara Stuppia e Michele Laplaca e la fidanzata di Faisal, la villarosana Cosetta Di Maira. “Di notte…le stelle”  è la storia di un ragazzo del Ghana, Faisal Igala,  che l’autrice ha conosciuto nel carcere Luigi Bodenza di Enna “durante la mia esperienza di docenza”. Racconta le vicende del ragazzo partendo dalla sua adolescenza. Viene fuori l’immagine della ,pacifica convivenza tra musulmani e cristiani. Lui musulmano e la nonna cristiana. Faisal lascia il suo Paese a 19 anni e va a lavorare in Libia ai tempi di Gheddafi. Lui ci dà un’immagine diversa da quella che si ha comunemente di Gheddafi. Faisal medita la traversata del Mediterraneo, nonostante il padre non fosse d’accordo. La sua decisione perché si erano verificati, in Libia, disordini di vario genere e lui temeva per la sua vita. Iniziato il viaggio alla volta dell’Italia, il barcone resta in mare aperto sei giorni a causa di una avaria. Giunti i soccorsi, arrivano a Lampedusa. Faisal, secondo l’accusa, avrebbe buttato in mare dal barcone delle persone vive. Accolto in un centro di Piazza Armerina, Faisal “ha avuto molta fiducia nella giustizia Italiana vista la sua innocenza”, dice Filippa La Porta. Il giovane Ghanese attualmente è mediatore culturale in un centro dell’Ennese. Lui  parla Inglese, Italiano, Arabo ed altre lingue. Ad apertura del convegno, Rosalba Candolfo ha detto che “Faisal non si è arreso perché sostenuto da una fervida fede nella giustizia italiana che lo ha premiato. La conoscenza ci rende liberi e ci fa comprendere la differenza tra il bene e il male”. Filippa La Porta: “Faisal trasmetteva serenità  e pacatezza in un luogo – il carcere – in cui la pacatezza non è di casa”. “Lui – continua l’autrice – si abbandona al destino e trova conforto nella preghiera”. E conclude: “Spero che questa storia scuota le coscienze per conoscere e non avere più paura”. L’avvocato Andrea Di Salvo: “Il 15 dicembre 2015 costituisce lo spartiacque per Faisal Igala”. “Arrivato dall’Africa – continua l’avvocato Di Salvo – dopo pochi mesi trova la ‘sorpresa’ del carcere”. L’avvocato ennese ha poi parlato delle fasi del “notevole processo con tanti testimoni” il giovane ghanese rimane in carcere per quattro anni. Faisal, nel suo intervento, ha detto: “Se guardi i più poveri riesci ad apprezzare quello che hai. Se guardi al più ricco non accetti la situazione. Ringrazio Dio di quello che ho. In carcere ho letto molto. Nella vita non restano le ricchezze ma le opere di ognuno di noi. Chi ha fede e fa le cose giuste è sulla via della salvezza”. “”Non c’è colore della pelle – ha continuato Faisal – e si devono aiutare le persone bisognose senza distinzioni di razza, sesso, religione e colore della pelle”.  E ha concluso: “Dopo la sofferenza c’è la felicità. Povertà e dolore sono delle prove che termineranno. Quando succede qualcosa, bisogna usare le parole giuste”. Al termine della serata, c’è stato un rinfresco. Gaetano Milino

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