Barrafranca. L’avv. Raffaele Bevilacqua sta male, concessi i domiciliari

Barrafranca. L’avv. Raffaele Bevilacqua sta male, concessi i domiciliari

- in Barrafranca

Dopo 15 anni di carcere, 13 dei quali trascorsi in regime di “41 bis”, a Raffaele Bevilacqua è stata concessa la detenzione domiciliare per gravi motivi di salute. Bevilacqua, oggi settantenne, considerato il reggente di Cosa Nostra per la provincia di Enna, stava scontando una condanna all’ergastolo divenuta definitiva con sentenza della Cassazione nel febbraio del 2012, perché ritenuto,insieme al capo mafia di Caltagirone Francesco La Rocca, il mandante del delitto di Domenico Cajcagno, assassinato il 18 maggìo del 2003 a Valguarnera.Ad accogliere la richiesta di scarcerazione per gravi motivi di salute,dopo un primo rigetto, è stato il Tribunale di sorveglianza di Roma, nel procedimento nel quale Bevilacqua è stato rappresentato dalla figlia, l’avvocato Maria Concetta Bevilacqua. Determinante nella decisione del tribunale, è stata un consulenza medica che ha confermato la gravità della patologia di Bevilacqua, che deve essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico per un aneurisma. BevilaÈqua si trova ora in stato di detenzione in una casa a Catania, città scelta perché sede dei centri specialistici dove dovrà essere operato e poi seguito per il decorso posto-peratorio e le successive cure mediche. Avvocato penalista, molto noto e
stimato, esponente politico della Dc negli anni ‘80, Bevilacqua viene coin
volto per la prima volta in un’inchiesta antimafia nei 1992 nell’ambito
dell’operazione “Leopardo” battezzata “la notte del safari dell’antimafia”
con oltre 200 ordinanze eseguite in Sicilia e in mezza Italia.
Bevilacqua le porte del carcere che ha lasciato solo in questi giorni, si
riaprono nel luglio 2003 quando con l’operazione “Gransecco” della Dda di Caltanissetta, viene indicato come il capomafia di Barrafranca e reggente di Enna. Il 13 febbraio del 2006 viene raggiunto da un’ordinanza emessa nell’ambito del secondo troncone dell’inchiesta “Gransecco”, con l’accusa di avere ordinato, insieme a La Rocca, l’omicidio di Calcagno, imprenditore vicino alla cosca del boss di EnnaTano Leonardo. Calcagno poco dopo essere stato scarcerato per il coinvolgimento nell’operazione Parafulmine, chiese la tangente sui lavori del lotto Vigneta della strada della Nord Sud, all’impresa Ira costruzioni presentandosi per conto di Leonardo, senza tenere conto che la cosca Santapaola e il grande gruppo imprenditoriale avevano raggiunto l’accordo sul pagamento delle tangenti da versare solo ai reggenti delle diverse province nei cui territori ricadevano i canPieri dell’impresa. Bevilacqua ha trascorso molti dei 15 anni nel carcere di massima sicurezza diOpera a Milano e solo un paio di anni fa, sia per le attenuate esigenze di isolamento che motivano il carcère duro, sia per le precarie condizioni di salute determinate da gravi problemi cardiaci, era stato revocato il regime di 41 bis.

Giulia Martorana

Fonte La Sicilia

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