Verso il licenziamento la maestra che ha insultato la polizia: indagata per oltraggio e minacce

Verso il licenziamento la maestra che ha insultato la polizia: indagata per oltraggio e minacce

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TORINO. È indagata per istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce Lavinia Flavia Cassaro, la maestra che a Torino ha insultato pesantemente le forze dell’ordine che fronteggiavano il corteo degli antagonisti intenzionato a bloccare un’iniziativa di Casapound. E stamane l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte ha notificato il procedimento disciplinare nei confronti della docente. «La sanzione prospettata – spiega il direttore Fabrizio Manca – è quella del licenziamento». Il procedimento, anche a seguito di approfondimenti effettuati dagli uffici, era stato attivato già nella giornata di ieri «in considerazione della gravità della condotta tenuta dalla docente che, seppure non avvenuta all’interno dell’istituzione scolastica, contrasta in maniera evidente – prosegue Manca – con i doveri inerenti la funzione educativa e arreca grave pregiudizio alla scuola, agli alunni, alle famiglie e all’immagine stessa della pubblica amministrazione».

(Ansa. Giuseppe Legato, Maria Teresa Martinengo)

Si riporta, a seguire, anche una lettera di un figlio di un carabiniere ucciso che scrive alla maestra di Torino dopo che Lavinia Flavia Cassaro al corteo degli antagonisti ha augurato la morte ai poliziotti: «Chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di mio padre»

Era il 2006. Il piccolo Michele Fezzuoglio aveva solo sei mesi quando il padre Donato, Carabiniere Scelto, fu ucciso nel tentativo di sventare una rapina. Oggi quello stesso bambino, venuto a conoscenza dell’augurio di morte rivolto da un’insegnante di Torino alle forze di polizia a margine di una manifestazione, ha scelto di rispondere con una lettera pubblica, che qui condividiamo. Non si tratta di un messaggio di rancore, bensì di un’espressione di emozione e nostalgia; di un’apertura al dialogo, che fa commuovere, riflettere e che ci rende orgogliosi. Ci sentiamo in dovere di condividerla.
«Buonasera prof, mi chiamo Michele, non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei. Oggi le faccio conoscere qualcosa di me e del posto dove vivo. Mi stringa forte la mano, ci troviamo ad Umbertide esattamente in via Andreani, si guardi intorno, osservi com’è tranquilla la cittadina. 12 anni fa alla sua destra c’era una banca, scattò l’allarme per rapina, arrivò la pattuglia del 112, i due carabinieri corsero in aiuto a cittadini in pericolo. Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì. Mi stringa la mano e si guardi intorno, li c’è una targa con delle corone, lì invece una fioriera voluta da tanta gente di cuore con disegnato il tricolore. Venga andiamo in via xxxxxxx, in questa casa ci abito con la mamma, la osservi, sopra quel mobile c’è un berretto, lo stesso che era sopra la bara avvolta nel tricolore il giorno del funerale di mio padre, guardi quante foto, attestati ed encomi, sono tutti di mio padre, li ha ricevuti sia in vita che dopo. Senta anche che silenzio, se ci fosse stato papà sarebbe stata una casa rumorosa, avrei avuto un fratello o una sorella o entrambi. Venga prof, le faccio vedere dove dormiva mio padre, il suo armadio, le sue cose. Guardi queste scatole, sono piene di lettere, scritte da tanti Italiani per dimostrare affetto a mio padre, all’Arma dei Carabinieri alla mia famiglia, ma soprattutto a me che allora avevo solo 6 mesi. Ora la porto nella mia seconda casa. Ci dobbiamo spostare di qualche chilometro, nella zona dove abitano i miei nonni materni. Mio padre diceva che in quei posti c’era pace. Intanto lei osservi quanto è bella la mia Umbria. Siamo arrivati, si è resa conto che siamo in un cimitero? Eccola la mia seconda casa. Ora le racconto alcuni episodi, avevo 4 anni e mezzo quando ho imparato a leggere i nomi scritti in stampatello sulle lapidi dei defunti. Qui sono arrivato in bici per mostrarla a mio padre, ancora, le dirò di quando sono entrato con 2 papere, con il cane, ho portato disegni e oltre i fiori porto regali. Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba, pensi il freddo delle mie labbra quando bacio papà. Quante cose avrei da raccontarle prof, faccio tanti chilometri in giro per l’Italia per parlare di lui, faccio tanto fatica a scuola quando in alcuni periodi sento di più la sua assenza, fortuna i suoi colleghi insegnanti capiscono quell’alunno che a volte si distrae per non piangere o che ride per soffocare un brutto pensiero. Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa. Quando è arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci….Intanto io scrivo al Ministro, non per farla punire, ma per darle dei consigli. Vorrei mai più manifestazioni che incitano violenza, chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di quel carabiniere che per me voleva un mondo a colori…. Arrivederci prof…Buon rientro».

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