Omicidio a Barrafranca: Filippo Marchì colpito da arma da fuoco nel suo capannone di proprietà

Omicidio a Barrafranca: Filippo Marchì colpito da arma da fuoco nel suo capannone di proprietà

Sono stati proprio i familiari ad avvertire la stazione dei carabinieri dopo aver sentito gli spari stamane intorno alle ore 7 e mentre il loro congiunto era intento a lavare la propria auto. Sono intervenuti i carabinieri e il sostituto procuratore della Dda di Caltanissetta Santi Roberto Condorelli. Marchì è stato colpito da più di una rosa di pallettoni e quindi da almeno un fucile a canne mozze e l’azione è durata pochi minuti e questo fa capire che il tutto era stato preparato da tempo nei minimi particolari. Tanto da far pensare a dei professionisti i quali si sono dileguati senza lasciare la benché minima traccia. Filippo Marchì aveva 48 anni, era sposato e padre di due figlie e gestiva una rivendita di auto usate in contrada Sitica a Barrafranca.

Filippo Marchì, era stato assolto in appello, accusato del delitto di Giancarlo Asaresi, noto imprenditore edile ucciso il 13 novembre del 2001. Marchì era stato arrestato nel settembre del 2002 accusato del delitto che secondo gli inquirenti aveva avuto movente passionale per un’amante contesa. L’ordinanza di custodia cautelare era stata annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio al Riesame che aveva a sua volta accolto l’indicazione dei giudici della prima sezione della Cassazione ed aveva annullato l’ordinanza in via definitiva. Marchì era stato scarcerato e assolto nel processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato dinanzi al Gup del tribunale di Enna. La Procura aveva impugnato la sentenza ricorrendo in appello. La Corte d’assise e d’appello di Caltanissetta, assolse Marchì e respinse la richiesta di condanna a 30 anni di reclusione fatta dal procuratore generale della corte d’appello.  In seguito a quella che aveva ritenuto essere una ingiusta detenzione, Marchì aveva chiesto un risarcimento di oltre mezzo milione di euro.

Il delitto Asaresi era stato subito definito “anomalo”. Il corpo della vittima venne rinvenuto nel bagaglio della sua Golf la mattina successiva alla sua scomparsa, in contrada Geracello, nei pressi della provinciale che collega Barrafranca ed Enna. Qualcuno gli aveva sparato con una pistola calibro 7,65 mentre si trovava seduto al posto di guida e dopo avere trascinato il corpo nel bagagliaio lo aveva finito con un colpo alla testa. L’omicida quindi era salito al posto di guida coperto da un telo di plastica per non imbrattarsi di sangue ed aveva portato l’auto dove venne poi rinvenuta. Le indagini inizialmente indirizzate sul delitto di mafia maturato nell’ambito dei lavori pubblici, avevano imboccato la pista passionale, sulla base di indiscrezioni relative ad una donna contesa tra Marchì ed Asaresi. Marchì era stato arrestato perché nel suo garage vennero rinvenuti teli di plastica uguali a quello utilizzato dall’omicida nell’auto della vittima.

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