“Apustuli” breve storia dei giganti pasquali, con foto della vestizione.

“Apustuli” breve storia dei giganti pasquali, con foto della vestizione.

A Barrafranca (EN), come in altri paesi della Sicilia, la Pasqua è caratterizzata da manifestazioni che si svolgono la domenica mattina. Nel nostro paese questa manifestazione è  chiamata “La Giunta”. Protagonisti principali, accanto al simulacro del Signore Risorto e della Madonnina, sono dei giganti processionali chiamati in diletto barrese “APUSTULI“.

In Sicilia, l’origine dei Santoni o “giganti processionali” viene fatta risalire intorno alla seconda metà del ’700, anche se manifestazioni con persone che rappresentavano gli apostoli erano già esistenti. Le statue derivano dai giganti processionali dell’antica tradizione spagnola, ancora oggi presenti in molte zone della Spagna e usati in occasione di varie festività, come a Tarragona (Catalogna) per la festa di “Santa Tecla”, padrona della città, festeggiata il 23 settembre o durante la “fiesta Mayor de Reus” che si svolge il giorno di San Pietro a Reus (catalogna, provincia Barcellona). Grazie alle relazioni politiche e commerciali esistite con la Spagna, la tradizione dei giganti processionali si è diffusa anche in Sicilia, ma si è legata soprattutto al giorno di Pasqua, trasformando questi giganti in apostoli.

A Barrafranca i Santoni si possono far risalire tra la fine del 1700 agli inizi del 1800. Si tratta di giganti processionali alti più di tre metri, con una struttura vuota che permette al portatore di mettersi sotto. La struttura portante chiamata “siggitedda” (ossia “sedia”, dalla forme che assume) è una intelaiatura in legno alta circa 155 cm e con un peso pari a 12,50 chilogrammo, al cui interno ci sono delle “bretelle” ossia delle fasce che, appoggiate sulle spalle, permettono al portatore di alzare l’apostolo e di farlo muovere. Ai lati sono attaccate delle basi di legno che fungono da braccia, rivestite di spugna. Su questa struttura vengono inserite la testa e le mani che della maggior parte sono in legno, di due apostoli sono in cartapesta e quelli di san Filippo e di san Taddeo in vetro resina (sono quelli di recente costruzione ad opera del maestro Gaetano Orofino). Appena la “siggitedda” viene posizionata, viene inserita la tunica e sistemata lungo le braccia. Attraverso un’apertura, chiamata “mortasa” posto alla base della “siggitedda”, viene inserita la testa per mezzo di un asse, sito al centro del collo, il quale viene inserito e fissato attraverso un perno, detto “tenone”, che blocca l’intera testa; per ultimo vengono montate le mani. Adesso l’Apostolo è pronto! L’abito azzurro viene arricchimento con colletti in pizzo, fasce colorate, alla maniera dei dignitari spagnoli e le classiche “scocche”, quelle utilizzate il Venerdì Santo. Per finire nella mano sinistra vengono posizionati mazzolini di fiori, mentre quella destra reca oggetti che caratterizzano ogni Santone: San Pietro le chiavi (chiavi del regno dei cieli), San Giovanni il calice (in ricordo dell’istituzione dell’Eucarestia), San Tommaso, attualmente ha i fiori, anche se il buco presente nella mano destra fa supporre  che tenesse qualcos’altro, San Paolo la spada (in difesa della chiesa), San Mattia il libro (negli “Atti degli Apostoli” 1, 15-26, si narra che, nei giorni seguenti l’ascensione, l’apostolo Pietro propose all’assemblea dei fratelli, di scegliere uno tra loro per prendere il posto del traditore Giuda Iscariota. Venne associato agli undici), San Giacomo il bastone (in quanto dalla chiesa compostelana nel XII sec. prevalse l’immagine di S. Giacomo viandante con “bacucco”, ossia il bastone, e la bisaccia), San Simone un libro, San Matteo fiori (libro dei conti), San Bartolomeo un coltello (fu scorticato vivo), San Taddeo la rete e i pesci, San Filippo il cesto con il pane e San Andrea i pesci (in riferimento al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci).

Molti appartengono a famiglie private, tramandi da padre in figlio. Le foto presenti nell’articolo riguardano la vestizione del Santone san Paolo, di proprietà del signor Luigi Gentile che, con molta ospitalità, ci ha accolti nella sua casa.

Rita Bevilacqua

 

 

 

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